“Il viaggio del Po s’arena contro l’isola dei rifiuti”: Beppe Minello su La Stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Luglio 2013 - 15:21 OLTRE 6 MESI FA
"Il viaggio del Po s'arena contro l'isola dei rifiuti": Beppe Minello su La Stampa

“Il viaggio del Po s’arena contro l’isola dei rifiuti”: Beppe Minello su La Stampa (LaPresse)

TORINO – Il Po, il fiume più grande d’Italia, ispezionato da Beppe Minello per La Stampa, all’altezza della prima città, la più importante fra quelle attraversate dal “Pados”: Torino. Il lettore non si aspetti un idillio: qui si parla di isole di spazzatura e degrado dei Murazzi. Ve lo proponiamo come articolo del giorno:

“Vista dalla passerella del Fioccardo fa schifo. Andarle vicino in barca è un orrore puzzolente. L’«isola» di detriti, tronchi e rifiuti che da fine maggio praticamente chiude un’arcata della passerella che permette a pedoni, runner e ciclisti di attraversare il fiume, rendendo indimenticabile una passeggiata nel verde, è l’esempio più eclatante dello stato di abbandono in cui versa il Po nei circa 10 chilometri d’acqua che vanno dalla diga di piazza Vittorio ai ponti e alle rapide all’altezza di Moncalieri. Un problema denunciato l’altra sera anche in Consiglio comunale: «Signor sindaco, quando puliamo?» ha chiesto Grimaldi di Sel. «A giorni» è stata la risposta di Fassino. Ieri, alle società canottiere, è arrivata la comunicazione che i lavori dovrebbero svolgersi da lunedì al primo agosto. Ma gli sportivi sono insorti: «Ci sono i Master Games, come ci alleniamo?».

Insomma, è un momento difficile nel rapporto fra la città e il suo fiume. Città che una cosa buona però, l’ha fatta. Ed è la diga alla fine dei Murazzi, quella ricordate? – che non si riusciva a costruire perché le piene, immancabilmente, si portavano via il terrapieno utilizzato per ricostruire i piloni e piazzare gli enormi salsicciotti che una centralina elettronica riempie e svuota a seconda della quantità d’acqua che scorre nel fiume. […]

Ecco, i Murazzi. Vederli oggi, così spogli, senza i gazebi dalle mille fogge cancellati dalla magistratura e dalla Sovrintendenza, ti dà l’idea dell’eleganza austera di un’opera voluta dai francesi napoleonici per dotare la città di docks dove accogliere le merci che arrivavano in chiatta da San Mauro. «Qualsiasi città ne avrebbe fatto un luogo memorabile» commenta Favero. Invece sono sprangati, la facciata di alcuni invasa dalle piante, tutti, ma proprio tutti, sono taggati dai migliori, si fa per dire, writer torinesi. L’acqua perennemente alta, grazie alla diga e ad almeno un paio di metri di fango e sabbia depositatisi nei decenni, da quando sono scomparsi i «sabbiunat» che depredavano il fiume ma ne curavano anche le sponde, riesce a celare le porcherie più grosse.

Un paio di decenni fa lo stesso cronista sulla stessa barca aveva ammirato spiagge dorate a destra e sinistra. Oggi non c’è più nulla. In compenso, l’acqua è più pulita, o meglio, non velenosa – come testimonia l’airone cinerino che se non potesse nutrirsi pescando se ne sarebbe già andato – grazie alla diffusione dei depuratori nei comuni che si affacciano sul Po e i suoi affluenti. Quello che acqua alta, depuratori e dighe non possono nascondere sono le montagne di «rumenta» arrivata con le piene, l’ultima delle quali è di maggio.

Oltre all’isola dell’immondizia, attorno a tutti i piloni dei ponti storici sono ammucchiati tronchi e plastiche. L’«infame» passerella, è responsabile anche di altre evidenti testimonianze di abbandono come gli approdi, inutilizzati o invasi da detriti e erbacce, che avrebbero dovuto accogliere i battelli di Gtt, Valentina e Valentino. Impresa impossibile: passare sotto la passerella sarebbe troppo rischioso e gli approdi sono andati in malora. Insomma, il lavoro non manca e se davvero lunedì si comincerà a ripulire la superficie dalla monnezza, il capitolo su come valorizzare uno dei più bei tratti di fiume cittadino al mondo trasformandolo in una attrazione turistica più e meglio di quanto non lo sia già, è ancora tutto da scrivere”.