DE MAGISTRIS: LA BATTAGLIA DELLE PROCURE

Pubblicato il 4 Dicembre 2008 - 22:45 OLTRE 6 MESI FA

La Repubblica pubblica una cronistoria della vicenda De Magistris intitolato ”De Magistris e le tre inchieste, Tre anni di battaglia e veleni”. Lo riportiamo di seguito:

”Sin dal 2005 è stato messo in atto il tentativo di sottrarmi le inchieste sui rapporti tra politica e affari. E l’atto di inizio, è stata l’ispezione inviata alla procura di Catanzaro dall’allora ministro della Giustizia Castelli". Lo disse il magistrato in un’audizione davanti al Csm dopo l’avocazione dell’inchiesta Why Not da parte del Pg di Catanzaro. Parole forti e polemiche pronunciate da una toga dalla storia controversa.

Quarantun anni, napoletano verace, in magistratura dal 1995, De Magistris è stato prima alla procura di Napoli poi a quella di Catanzaro abbandonata all’inizio dell’anno su ordine del Csm per il Tribunale di Napoli.

Il suo è legato in maniera indissolubile a tre indagini: Why not, Poseidone e Toghe lucane, tre inchieste in cui il magistrato inquisì uomini politici, imprenditori e magistrati accusandoli di essere mischiati con i poteri oscuri della mafia e della massoneria.

Poseidone. L’inchiesta Poseidone, dal nome del dio greco delle acque, risale al maggio 2005. Fu avviata sul sospetto di un presunto illecito uso di 200 milioni di euro affidati dall’unione europea all’Italia per risolvere il problema della depurazione delle acque in Calabria. Partendo da un relazione della Corte dei Conti sull’inquinamento delle coste e la gestione degli impianti di depurazione nei comuni della fascia tirrenica, l’ex pm indagò dodici persone, tra cui il potente politico locale di An Domenico Basile, assessore uscente all’Ambiente; l’ex presidente "azzurro" della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti; Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc; il senatore di FI Pittelli; il generale della Guardia di Finanza Lombardo. Il fascicolo fu poi revocato a De Magistris e affidato ad altro magistrato che chiese l’archiviazione per Cesa, il senatore Pittelli, e il generale Lombardo.

Why not. Il nome Why not deriva dal nome di una società di lavoro interinale di Lamezia Terme che forniva lavoratori specializzati nel settore informatico. Sono le parole di una lavoratrice a dare il via alle indagini che sospettano un gruppo di potere trasversale tenuto insieme dalla loggia massonica "San Marino" che avrebbe influito sull’utilizzo di finanziamenti e l’assegnazione di appalti.

Nell’inchiesta restano coinvolti, insieme a politici locali e alti ufficiali della GdF, l’ex ministro della giustizia Clemente Mastella e l’ex premier Romano Prodi, ai tempi dell’inchiesta presidente della Commissione europea. Avrebbero avuto – secondo le indagini – contatti telefonici con l’imprenditore del settore Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere in Calabria, al centro anche dell’inchiesta "Poseidone". Il Pg di Catanzaro sottrasse anche questa indagine a De Magistris per presunta incompatibilità. Decisione che suscitò reazioni durissime da parte dell’ex pm: "Cacciano chi indaga. Siamo tornati ad un ordinamento giudiziario gerarchizzato proprio dell’epoca fascista".

Toghe lucane. L’ultima indagine sulle Toghe lucane ripropone ancora una volta il teorema politica, magistratura, potere economico. L’ultimo atto dell’ex sostituto procuratore di Catanzaro fu la conclusione dell’indagine. Che coinvolse 33 personaggi di rilievo di Potenza e Matera accusati di avere condizionato l’attività giudiziaria e le istituzioni della Basilicata. Tra gli indagati, deputati (Filippo Bubbico); magistrati (Vincenzo Tufano, pg a Potenza, Gaetano Bonomi, sostituto procuratore; Felicia Genovese, ora giudice del Tribunale di Roma; Giuseppe Chieco, procuratore della Repubblica di Matera; Iside Granese, già presidente del tribunale di Matera); funzionari pubblici (Michele Cannizzaro, marito della Genovese, già direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza), ufficiali dei carabinieri ed ex questiori.

Il trasferimento. Su richiesta dell’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella, il Csm, dopo un’indaginie interna e l’audizione dell’ex pm, ha ordinato il trasferimento del magistrato a Napoli, cambiandogli anche la funzione, da requirente a giudicante. La notizia giunse il giorno successivo alle dimissioni del ministro Mastella”.