I PARTITI E LE RIFORME

Pubblicato il 15 Dicembre 2008 - 16:59 OLTRE 6 MESI FA

Il Messaggero pubblica un commento di Marco Conti sulle posizioni dei partiti sul tema delle riforme. Lo riportiamo di seguito:

”Lentamente e in mezzo a un gran polverone, cominciano a stabilizzarsi le posizioni dei partiti sul tema delle riforme. Il pressing della Lega di questi ultimi giorni ha avuto il pregio di stanare le ipocrisie che stavano affossando in una palude il lavoro avviato al Senato. Silvio Berlusconi continua a negare qualsiasi confronto con l’opposizione.

A spiegare i motivi provvedono oggi sui giornali una cerchia di stretti collaboratori. Nel frattempo però i ministri del suo governo continuano a incontrare i corrispettivi del governo-ombra e i temi del confronto, invece di limitarsi alla riforma della giustizia, si ampliano. Si ha l’impressione di un premier che non voglia sporcarsi le mani e che, temendo di rimanere impigliato nelle maglie del confronto, manda avanti i "suoi" e aspetti di scoprire l’effetto che fa.

In agenda non c’è infatti solo il faccia a faccia tra il ministro della Giustizia Angelino Alfano e il ministro-ombra Lanfranco Tenaglia, ma anche quello tra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il suo corrispettivo ed esponente di punta del Pd Pierluigi Bersani. E’ forse questa la dimostrazione più evidente di quanto sia difficile ipotizzare un riformismo a "costo-zero" e che parlare di federalismo fiscale nell’attuale situazione, non sia proprio facile. Il temporeggiare del Cavaliere irrita la Lega che tenta di forzare la mano al leader del centrodestra ipotizzando una trattativa su giustizia e federalismo con il Pd. Berlusconi si arrabbia, alza il telefono, rimette in riga l’alleato e risponde alle insidie dei lumbard rispolverando il rapporto con l’Udc, tentando quindi di minare in questo modo il ruolo che il Carroccio ha assunto nella coalizione.

Tirando le fila del tatticismo berlusconiano e dei ripetuti "stop and go" di queste ultime settimane, se ne ricava l’immagine di un premier in attesa, che non esclude il confronto con l’opposizione ovviamente sulla sua agenda, ma che resta scettico e, soprattutto, non intende delegarlo ad altre forze politiche.

Il marasma nel quale si agita ormai da settimane il Pd di Veltroni non aiuta certo ad attribuire responsabilità e meriti del mancato confronto. Fatto sta che nel rapporto maggioranza-opposizione si è ben lontani dai propositi della campagna elettorale nella quale si parlava di statuti e di obbligo di consultazione. Alla fine ne risente però anche l’azione di governo che appare ancor più rallentata. Berlusconi non ha assolutamente voglia di caricarsi di questo onere, ed è quindi facile prevedere che sabato, in occasione della conferenza stampa di fine anno, attribuisca la responsabilità alla farraginosità del processo decisionale, al bicameralismo perfetto e alla mancanza di potere da parte del premier.

D’altra parte, con il ritorno sul tappeto della riforma delle pensioni, siamo agli evergreen che da quattordici anni allietano il confronto politico (riforma delle pensioni, riforma della giustizia e riforma istituzionale), senza che su nessuno di questi temi sia stata data una risposta definitiva.

Un modo per uscire dal rischio della paralisi economica ed istituzionale, lo offre oggi il ministro della Difesa Ignazio La Russa che, sul Giornale, rilancia la riforma presidenzialista e la pone con pari dignità a fianco della riforma della giustizia e del federalismo. In questo modo il "pacchetto unico" di riforme che il premier intende trattare con gli alleati, si arricchisce di un elemento decisivo destinato a mutare definitivamente la fisionomia della nostra Repubblica.

Resta solo da vedere se il "ghe pensi mi" ha la stessa presa sull’elettorato di quindici anni fa”.