OBAMA E IL RISVEGLIO DEL TERRORISMO

Il Corriere della Sera pubblica un editoriale di Franco Venturini sulle sfide terroristiche che attendono Barack Obama intitolato ”Avvertimento al presidente”. Lo riportiamo di seguito:

”Una vera azione di guerra a Mumbai, un’autobomba nei pressi dell’ambasciata Usa a Kabul, le credibili minacce di attentato contro la metropolitana di New York. Il risveglio è brusco, e un terrorismo per nulla «indebolito» piomba sulla scrivania dello Studio Ovale prim’ancora che Barack Obama ne abbia preso possesso.

Gli episodi, certo, sono diversi. Nella capitale economica dell’India non è ancora chiaro quale delle tante formazioni islamiste si sia macchiata della strage negli alberghi «occidentali ». Ma è chiarissimo che l’accurata preparazione degli attacchi e la presa di un gran numero di ostaggi alzano il livello della sfida in un Paese che pure con il terrore è abituato a convivere.

L’autobomba nella zona più protetta di Kabul rientra invece in una triste banalità. Quattro morti non sono molti nell’Afghanistan di oggi, e non sorprende più che talebani o qaedisti siano in grado di colpire dove e come vogliono gli «invasori» stranieri.

L’allarme decretato a New York per le feste in arrivo, poi, può essere tutto: l’individuazione di un effettivo piano di attacco oppure una mossa dei terroristi per seminare paura e memoria, indipendentemente dalla reale volontà di colpire.

Episodi diversi. Ma un filo comune esiste, e si chiama Barack Obama. La campagna elettorale per la Casa Bianca era ancora in corso quando cominciarono a circolare interessanti teorie. Se Obama fosse stato eletto, si disse, la minaccia terroristica avrebbe ritrovato tutto il suo vigore. Perché Obama si sarebbe rivelato debole. Perché la sua politica estera diversa da quella di Bush avrebbe dato nuovo impulso allo «scontro di civiltà». Perché, in definitiva, Obama era incline ad abbassare la guardia.

Argomentazioni simili si infilarono persino nell’ubriacatura generale per la vittoria (anche in Italia, con le improvvide dichiarazioni dell’on. Gasparri). Ma è davvero ragionevole pensare che Obama presidente piaccia a Al Qaeda? Semmai, è ragionevole pensare il contrario.
Il nuovo capo della Casa Bianca avrà da gestire la pesante eredità di George Bush, della quale difficilmente potrebbe essere considerato responsabile. Ma non basta. Obama ha promesso con grande enfasi, e ripetutamente, di catturare o uccidere quel Bin Laden cui ormai pochi pensano. E soprattutto, Obama rappresenta per qaedisti e affini un serio pericolo di perdita d’influenza in quel mondo arabo-islamico le cui lotte interne tanta parte hanno nel terrorismo islamista.

Se ne rende ben conto Ayman al Zawahiri, quando definisce Obama un house negro traditore dell’islam. Infatti, il presidente eletto non è islamico ma ha un padre islamico. È nero ed è stato votato in massa dai neri più diseredati. Anche per questo è popolare nel mondo arabo mille volte più di Bush. Insomma, in attesa delle opportune verifiche è un antidoto temibile alla propaganda di Al Qaeda contro gli arroganti infedeli d’Occidente. E dunque va combattuto raddoppiando gli sforzi, nelle stragi come nel discredito”.

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