“Perchè dare il premio Sciascia a Berlusconi”: il sindaco di Racalmuto ci spiega le sue ragioni

Leonardo Sciascia

Vorrei spiegare le mie ragioni, a proposito della provocatoria idea di istituire un premio in onore di Leonardo Sciascia ‘Per Una Giustizia Giusta’, da conferire a Silvio Berlusconi. (Leggi qui la notizia)

Scandalizza che io lo voglia fare nella qualità di sindaco del paese natale dell’autore del Giorno della Civetta e di Presidente della Fondazione a Lui dedicata. L’idea che è stata mal digerita da chi vuol banalizzare, delegittimarmi o addirittura denigrarmi schierandosi e confondendosi con il puritanesimo pseudo giustizialista. Meglio far parlare, direttamente, lo stesso Leonardo Sciascia. Di certo Sciascia avrebbe una posizione: non banale, puntuale e originale. Né avrebbe scritto sui giornali. Forse ne avrebbe fatto un libro.

Ma non si sarebbe appassionato allo scontro fra “puritani” e “libertini”. Il 7 agosto del 1983 sul Corriere della Sera metteva “al primo posto le carenze e le disfunzioni dell’amministrazione della giustizia”. Sperava che “un tale male trovasse priorità programmatica fra quelli che la compagine governativa venuta fuori dalle elezioni dovrebbe e deve affrontare. Ma mi pare sia stato non contemplato, e come accantonato: forse appunto perché si presentava come il più spinoso”.

Sono passati 27 anni e il tema della giustizia è sempre lì fermo, immobile, irrisolto. Sul ruolo del magistrato Sciascia, sempre in quel pezzo scritto sul Corriere, aveva sollevato alcune questioni di grande attualità: ”Un magistrato non solo non deve rendere conto dei propri errori e pagarne il prezzo, ma qualunque errore commesso non sarà remora alla sua carriera, che automaticamente percorrerà fino al vertice, anche se non con funzioni di vertice. E credo sia, questo, un ordinamento solo e assolutamente italiano”.

E come uscirne, dunque? Lo scrittore aveva la ricetta pronta: ”Un rimedio più semplice sarebbe quello di caricare di responsabilità i magistrati senza preventivamente togliere loro l’indipendenza: e cioè dare a ogni cittadino ingiustamente imputato, una volta che viene prosciolto per più o meno assoluta mancanza di indizi, la possibilità di rivalersi su coloro che lo hanno di fatto sequestrato e diffamato. Quanti casi non abbiamo visto di gravissime imputazioni dissoltesi nella formula dell’assoluta mancanza di indizi?”. Non so se è pericoloso, per un uomo libero, qual’era Leonardo Sciascia sostenere ne IL CONTESTO queste tristi considerazioni a proposito del religioso rito del’amministrazione, anzi, della celebrazione della Giustizia.

Ecco Sciascia ed il suo Il Contesto. “Prendiamo, ecco, la messa: il mistero della transustanziazione, il pane ed il vino che diventano corpo, sangue ed anima di Cristo. Il sacerdote può anche essere indegno, nella sua vita, nei suoi pensieri: ma il fatto che è stato investito dell’ordine, fa sì che ad ogni celebrazione il mistero si compia. Mai, dico mai, può accadere che la transustanziazione non avvenga. E così è un giudice quando celebra la legge: la giustizia non puo’ non disvelarsi, non transustanziarsi, non compiersi. Prima, il giudice può arrovellarsi, macerarsi, dire a sé stesso: non sei degno, sei pieno di miseria, greve di istinti, torbido di pensieri, soggetto a ogni debolezza e a ogni errore; ma nel momento in cui celebra, non più: E tanto meno dopo. Lo vede lei un prete che dopo avere celebrato messa si dica: chissà se anche questa volta la transustanziazione si è compiuta? Nessun dubbio: si è compiuta. Sicuramente. E direi anche: inevitabilmente”.

Non so se sono sufficienti queste tristi considerazioni ed evocazioni, purtroppo antitetiche rispetto ad una concezione fideistica della Giustizia, per spiegare qualche motivazione che mi ha spinto ad andare incontro a Caino. Il tutto affinché qualcuno non dico che deve necessariamente salvare Caino, ma per lo meno, e mi riferisco alle migliaia di errori giudiziari, non sicuramente al complesso caso Berlusconi, non si beva definitivamente il cervello. Perché non si determini ancora una volta una condizione individuata da Sciascia in Nero su Nero. Mi spiego meglio.

Questa volta con la scusa dell’ingombrante Berlusconi ed il relativo utilizzo della clava giudiziaria per defenestrarlo definitivamente, credo che sia rinato, se mai è morto, il cosiddetto , procedo con un ulteriore affondo e perdonatemi se cito sempre Sciascia il “cretino di sinistra ma mimetizzato nel discorso intelligente, nel discorso problematico e capillare. Si credeva che i cretini nascessero soltanto a destra… . Sono pericolosi, per Sciascia, questi “perché”. Così spiegava Sciascia in un convegno organizzato a Parigi, dal Comitato degli Intellettuali per l’Europa delle Libertà. E qui mi fermo. Non so se può bastare.

*Sindaco di Racalmuto
Presidente della Fondazione Leonardo Sciascia

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