A Beppe Grillo scappa Rodotà, dal M5S i dissidenti “rifondaroli”

A Beppe Grillo scappa Rodotà, dal M5S i dissidenti "rifondaroli"ROMA – A Beppe Grillo scappa Rodotà, dal M5S i dissidenti “rifondaroli”. Il modo con cui Beppe Grillo ha scaricato Stefano Rodotà, possiamo chiamarlo “autogol”, “suicidio politico”, “scomunica vergognosa”, “boomerang” prendendo a prestito le parole con cui una valanga di fan ha risposto al post del comico. Fuori, chi ha guardato al movimento con speranza è deluso e disorientato (e diserta le urne), dentro, i dissidenti hanno preso coraggio (e organizzano fronde).

E’ già attiva, nella breve vita del M5S, una maggioranza ortodossa che nega l’esistenza stessa dei dissidenti, sbrigativamente catalogati come “disinformati” da Riccardo Nuti, nuovo capogruppo che ha avvicendato Roberta Lombardi nell’incarico alla Camera (lei preferiva chiamare i non allineati “spie” o “merde”). Una trentina di disinformati ha chiesto di discutere degli ultimi eventi: gli è stato risposto picche, non hanno raggiunto i 55 voti utili all’Assemblea.

Ma non si può derubricare l’attuale caos solo come il frutto di un post fuori le righe e l’effetto di una reazione emotiva. Il candidato presidente della Repubblica non è diventato improvvisamente un “ottuagenario miracolato” per capriccio o idiosincrasia da boss insindacabile. All’eminente costituzionalista, Grillo rimprovera di più, di peggio: lo accusa di catalizzare energie e consensi  in vista di una scissione, che Grillo forse dà già per scontata, da parte di una fronda formata da chi, per cultura, formazione o o forse solo abitudine, sta fisiologicamente  a sinistra.

Cosa voleva dire Grillo con gli auguri finali al professor Rodotà di “rifondare la sinistra”? E non è sfuggita al comico/leader la ripresa della vecchia strategia bersaniana di erodere dall’interno il patrimonio in voti dei 5 Stelle in Parlamento, che consiste nel semplice furto senza scasso della costola sinistra di 5 Stelle, magari per riesumare il già abortito tentativo di utilizzarla a fini governativi.

Certo esiste anche il problema della leadership carismatica che per definizione non può accettare figure che facciano ombra, nemmeno per sbaglio, al capo assoluto: è successo con Gabanelli, con Rodotà, “il prossimo potrebbe essere Gino Strada”, ha ironizzato amaramente il dissidente della prima ora Aris Prodani.

“Nel Movimento ognuno può esprimere liberamente la sua opinione, ma non puo’ andare contro lo Statuto, la Carta di Firenze e il codice di comportamento. Ognuno può parlare, ma dentro le nostre regole” ha detto Riccardo Nuti intervistato oggi dal Corriere della Sera. Non dice, però, che la licenza per parlare in televisione non vale per tutti: ci vanno solo quelli col bollino vidimato dalla Casaleggio & Associati (solo chi ha partecipato al suo corso ha la patente tv). Non eravamo quelli per cui “uno valeva uno”? Se lo chiedono i parlamentari 5 Stelle con il dubbio che nel movimento orizzontale esista invece un’aristocrazia politica.

 

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