I gruppi parlamentari del Movimento 5 stelle sono in fermento, alla Camera dopo l’uscita di Vincenzo Labriola e Alessandro Funari, al Senato per la elezione del nuovo presidente del gruppo, destinati a sostituire Vito Crimi.
I capigruppo di Camera e Senato del movimento di Beppe Grillo erano a termine, lo si sapeva già: tre mesi, poi sarebbero stati sostituiti. Però Roberta Lombardi è uscita prima, dopo la gaffe contro chi parla con i giornalisti bollato da lei con la parola di Cambronne ed è stata sostituita da Riccardo Nuti, il Grillo di Palermo.
Ormai, ha scritto Tommaso Ciriaco su Repubblica,
“basta poco per far saltare i nervi: un comunicato stampa del gruppo rilanciato all’insaputa di tanti deputati o un post al vetriolo di Paolo Becchi“.
È come, scrive Alessandro Trocino sul Corriere della Sera,
“se ci fossero due Movimenti, uno che lavora alacremente in Aula, accumulando mozioni, proposte, interventi. L’altro che si chiede se tutto questo abbia un senso, se la deriva intrapresa con gli anatemi di Grillo e l’isolazionismo politico non renda inutile e frustrante tanto attivismo. Da qui, e non solo da qui, un dissenso, esplicito e sotterraneo, che monta sempre più e si traduce in atti di esplicita insofferenza alle iperboli offensive di Grillo e al clima interno militarizzato che si trasforma spesso in una caccia alle presunte mele marce”.
Al Senato, che
“è in ebollizione”
i seguaci di Beppe Grillo si preparano al ballottaggio per scegliere il nuovo capogruppo:
“La sfida divide ortodossi e dialoganti ed già diventata terreno di scontro tra le due anime del grillismo”.
Al ballottaggio per la successione di Vito Crimi,
“si scontreranno Nicola Morra (un ortodosso, in linea con Crimi e con Riccardo Nuti) e Luis Orellana, gradito alla fazione più dialogante e inquieta. La sfida sarà a viso aperto, anzi a telecamere accese: l’ultimo appello al voto si terrà infatti in diretta streaming”.
Due voti separano i due candidati, ricorda Alessandro Trocino:
“Il primo turno è stato turbolento. I più critici hanno ottenuto la preferenza triplice, per evitare cordate pro Morra. Se al secondo turno prevalesse Morra, dice un senatore dissidente, «sarebbe un segnale grave: ricordiamoci che lui è uno di quelli che voleva espellere chi ha votato per Grasso al Senato”.
Alla Camera la tensione è alle stelle. Tommaso Ciriaco:
“L’addio di Vincenza Labriola e Alessandro Furnari ha scosso le truppe grilline”.
Alessandro Trocino:
“Il caso di Alessandro Furnari e Vincenza Labriola è uno spartiacque. Dopo l’espulsione di Marino Mastrangeli, reo di frequentazione tv (poi sdoganata), siamo arrivati ai primi fuoriusciti. Per dissensi sulla Ilva, hanno spiegato loro. Perché volevano tenersi i soldi della diaria, hanno detto nel Movimento. È seguita una dura reprimenda, sulla gogna di Facebook.
“Ma la reazione del gruppo del Movimento 5 stelle le ha divise. Scatenando una rivolta. Quando infatti – venerdì mattina – le agenzie battono la durissima presa di posizione contro i due deputati, in molti cadono dalle nuvole. Quasi nessuno era stato avvertito, perché solo una manciata di fidati grillini aveva elaborato il testo della discordia. E infatti in pochi minuti parecchi deputati, sfruttando i canali di comunicazione interna, prendono le distanze.
“Sul banco degli imputati finiscono il capogruppo Riccardo Nuti e alcuni suoi fedelissimi. Perché un conto è ‘salutare’ i transfughi con ironia, altro è indicarli come scansafatiche attaccati alla diaria. Qualcuno chiede una rettifica. Ma nelle mail scambiate fra deputati il malessere lambisce la conduzione del gruppo”.
La tensione si traduce in un mugugno:
“Decidono sempre gli stessi, è una gestione troppo verticistica”.
Aris Prodani, deputato del M5s da Trieste, riporta nel suo blog:
“Detesto la caccia allestreghe… e non mi considero una strega. Beninteso”.
Sono tutti segnali, commenta Tommaso Ciriaco, di un “nervosismo diffuso” cui ha contribuito anche
“il complicatissimo vademecum inviato ai grillini per rendicontare al meglio le spese”.
Alessandro Trocino: oltre a Aris Prodani, dissentono Marco Baldassarre, Adriano Zaccagnini e Walter Rizzetto. Spiega quest’ultimo:
“Sono con Vincenza Labriola in commissione e posso dire che ha sempre lavorato e fatto proposte. Ho letto i commenti sul suo Facebook e fanno rabbrividire: ci sono offese ai limiti del linciaggio. È una madre di due figli. Capisco la rabbia e la frustrazione nel vedere andar via due deputati, ma ricordiamoci che dobbiamo continuare a vivere in un Paese civile. Voglio chiedere a Vincenza Labriola di continuare a seguire i principi per i quali è stata eletta. Sono sicuro che non è andata via per i soldi”.
Sul comunicato a nome del gruppo M5S che liquidava un po’ brutalmente la uscita dei due, attribuendola al denaro e che ha provocato polemiche, Walter Rizzetto nega di averlo approvato.
“È vero che abbiamo dato ai professionisti della nostra Comunicazione la libertà di agire in autonomia, ma in questo caso serviva più cautela e condivisione”.
Sulla riva del Tevere sono appostati gli scout della sinistra. Continua la cronaca di Tommaso Ciriaco:
“Pippo Civati, pontiere democratico, descrive il malessere: «Penso che alcuni di loro non siano più disposti a farsi trattare così. La fibrillazione aumenta. L’addio dei due deputati potrebbe fare scuola…». Civati continua a sondare riservatamente i dissidenti, che intanto restano alla porta in attesa solo del momento giusto per lasciare”.
E nella cronaca di Alessandro Trocino, Pippo Civati dice:
“Non capisco i toni di Beppe Grillo, sembra quasi che voglia fare uscire i suoi dalle Camere. Ha 160 persone in Parlamento, le usi. Io non voglio far uscire nessuno, parlo con loro perché spero che cambino atteggiamento politico”. Ma così non pare. E un senatore avverte: “Se continuano con questo clima, altra gente se ne andrà presto dal Movimento”.
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