BOLOGNA – ”Ricordate che le Quirinarie vennero lanciate due volte con Casaleggio che gridò all’attacco hacker? C’era un flusso anomalo di voti che una società di certificazione accertò: il sistema di voto era penetrabile, aveva delle falle. Così cacciarono via la società e ripeterono il voto on line senza i certificatori”. Lo afferma l’ex grillino Giovanni Favia, che ha chiesto appunto che una società terza certifichi il voto on line sull’espulsione della senatrice Adele Gambaro dal M5S.
Per le Quirinarie (le primarie on line con cui gli attivisti scelsero il candidato M5S alla presidenza della Repubblica), ”una società terza – prosegue Favia – si era proposta gratuitamente per certificare le operazioni di voto, probabilmente per farsi pubblicità: sulle prime l’accettarono, ma poi quando scoprì le falle la cacciarono via, per non mettere in discussione il sistema di voto. Che fa acqua”.
Così ora, nel voto on line sull’espulsione della senatrice Gambaro, ”non c’è nessun organismo terzo a controllare, quando invece l’Abc della democrazia è proprio nella trasparenza delle operazioni di voto. In gioco c’è il destino di una parlamentare della Repubblica, la trasparenza è fondamentale”.
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