ROMA – Doppio turno online: una prima votazione regionale, i più votati passano alla seconda basata sulle macroregioni. Possono partecipare gli iscritti prima del 2013, cade il vincolo di aver già preso parte ad una lista M5s. Astenersi poltronisti, massoni e potenziali dissidenti contro i quali si sta mettendo a punto l’arma del recall. Parlare l’inglese? Sarebbe consono ma non necessario. Queste alcune delle indiscrezioni, in attesa della pubblicazione delle regole per le parlamentarie M5s per la scelta dei candidati alle europee 2014.
Una volta scelti i candidati in rete la campagna elettorale, come di norma, si farà nelle piazze: un tour lunghissimo che potrebbe partire già dal primo weekend di aprile, accompagnati da amministratori locali e alcuni parlamentari. Obiettivo: raccogliere il consenso della piccola e media impresa.
Che cos’è il recall? Un’assicurazione contro i dissidenti, vera ossessione di Beppe Grillo, dopo le espulsioni tra i gruppi parlamentari in Italia. In pratica, chi passerà la selezione dovrà accettare un codice di comportamento. Strumento che consentirebbe agli elettori di togliere il mandato agli eletti, rimettendolo in votazione, se questo è richiesto dal 10% degli aventi diritti nel collegio in cui il rappresentante è stato eletto. Come annunciato dallo stesso Grillo, sarà prevista una penale di 250 mila euro per coloro che cambieranno gruppo. Un deterrente fin troppo dissuasivo e che confligge apertamente con l’articolo 67 della nostra Costituzione, quello secondo cui “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato“.
Verrà fissato anche un tetto di spesa per la campagna elettorale: poche migliaia di euro per ogni candidato: lo scopo è quello di garantire un trattamento paritario.
Quanto alle possibili alleanze, la via è quasi obbligata. Perché, seppure il Movimento riuscirà a portare a Bruxelles dai 20 ai 25 eletti, numero sufficiente a formare un gruppo parlamentare, stando alle regole del Parlamento europeo, è necessaria anche la rappresentanza di sei Paesi oltre il nostro. Sarà perciò la Rete a decidere se fare patti e alleanze. Finora si è vociferato di possibili accordi anche con populisti ed estrema destra, come il Front National di Marine Le Pen. “Convergenze su temi specifici, perché no?”, ha detto lo stesso leader al quotidiano di Napoli, Il Mattino.
Il programma europeista del Movimento 5 stelle si regge sugli stessi capisaldi: abolizione del fiscal compact e adozione degli eurobond. “Se non ci ascoltano, faremo un referendum sull’euro“.
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