ROMA – “Non siamo automi”, “col Pd c’è una sensibilità comune”, “a me la propaganda puzza di fascismo”. Con queste frasi si è consacrato il primo vero strappo all’interno del Movimento 5 Stelle. L’autore di cotanta temerarietà è il deputato siciliano M5s, Tommaso Currò, che in una lunga intervista al quotidiano la Stampa ha ammesso la necessità di un “confronto col Pd”. E subito si è scatenato il dibattito in rete, dove è facile intuire come in realtà i sostenitori della linea dura sono tanti quanti i possibilisti. Grillo al momento tace.
Il caso Currò è scoppiato e rischia di fare parecchi “danni” per intensità e criticità dell’argomento. Currò ha detto ad alta voce quello che una parte di grillini, una trentina circa, sussurrava timidamente nelle riunioni a porte chiuse. I cosiddetti “trattativisti”, quelli che non sono più tanto persuasi che la linea oltranzista dettata dal papa ligure sia la soluzione migliore.
Al quotidiano la Stampa Currò ha spiegato: ”La parola accordo non mi piace, ma io sono convinto che un confronto fosse, e sia, necessario. I giorni passano e il Paese soffre. Non si può stare ad aspettare lo sfascio. Occorre invece discutere, intervenire. Sarebbe tutto più facile se il Pd avesse la forza di rinunciare a Bersani’‘. La sua proposta: “Riflettere sul modello Sicilia. Con in più la fiducia”.
E ai capigruppo Crimi e Lombardi che sono andati da Napolitano a chiedere un monocolore a Cinque Stelle, senza peraltro fare un nome, Currò manda a dire:”Non credo che siamo pronti per governare da soli, bisogna avere la forza di riconoscerlo”.
Ma perché il Pd sì e il Pdl no? ”Col Pd – spiega venendo meno alla retorica del PdmenoL – la sensibilità è’ comune su molti temi. Penso agli immigrati, all’ambiente, ai diritti civili”, mentre ”purtroppo in questo Paese la destra non ha un respiro europeo”.
Per il deputato grillino ”con la rete ci si deve confrontare, ma non può trasformarsi in un freno. Nel web trovi ogni cosa, gente straordinaria e banditi. E serve intelligenza per mediare. E’ per questo che siamo in Parlamento. Per servire i cittadini. Ce lo impone la Costituzione”.
Poi un affronto diretto a Grillo: ”Noi parlamentari non siamo automi, e nemmeno bambini. Nessuno ci può svuotare della nostra personalità politica, diversamente diventiamo schiavi di un manovratore”, e ”se andiamo avanti così questo dubbio si cristallizzerà. Con Grillo e soprattutto con Casaleggio. Io non sono uno schiaccia bottoni per conto terzi’‘, afferma Currò.
Currò non andrà a Firenze per incontrare Grillo. ”E’ surreale che 163 persone si muovano per andare incontro a una sola. Venga lui da noi, qui in Parlamento. Saremo felici di confrontarci”.
Appena un paio d’ore dopo l’uscita dei giornali in edicola, sulla pagina Facebook di Currò si è scatenato un dibattito: i militanti discutono sulle ipotesi di apertura al Pd. C’è chi lo attacca: ”Tommaso ma lo spirito, l’obiettivo del Movimento è buttare fuori questa gente, non metterci d’accordo con loro… – scrive un utente che si firma Victor Hugo – Non è che il problema del PD è Bersani, ma è esso stesso il problema. Idem PDL. Non facciamo i RESPONSABILI come Scilipoti”. ”Tommaso ma che cosa combini?”, scrive Maria Luisa.
Di diverso avviso, invece, Nino Ragusi: ”Grande scelta Tommaso, non sarai solo”. ”Fiera di te”, gli fa eco Roberta Viola.
Di certo le parole del parlamentare siciliano riapriranno il dibattito anche all’interno dei gruppi parlamentari. La linea aperturista è stata bocciata nei giorni scorsi in una delle numerose assemblee dei parlamentari pentastellati. Ma le fila di coloro che spingono per ridiscutere la linea politica del M5S sembrano ingrossarsi giorno dopo giorno.