ROMA – Roberta Lombardi, Caris Vanghetti, Carlo Passarello, Andrea Cottone, Federica Dieni: gli esponenti del Movimento 5 Stelle passati in rassegna da Fabrizio Roncone del Corriere della Sera hanno una cosa in comune, l’ossessione per i soldi e per gli scontrini:
“Arriva la notizia che i deputati del Movimento 5 Stelle hanno litigato un’altra volta per una questione di denaro. L’idea di averne tanto a disposizione li rende fragili, incerti, meticolosi, attenti, severi. Nessuno si fida di nessuno. Non si sono fidati nemmeno di Caris Vanghetti, il consulente che, nelle settimane iniziali dell’avventura a Montecitorio, curò la comunicazione per il gruppo. E che adesso, mandato a casa, ha presentato il conto (scontrini e fatture, l’ossessione dei grillini che torna).
Il Vanghetti faceva tutto da solo. Personaggio memorabile. Trovò i posti a sedere per i deputati in Aula. Organizzò la visita ai carabinieri feriti nell’attentato a Palazzo Chigi. C’era una parlamentare che doveva allattare e lui le fece aprire una stanza. Il Vanghetti faceva tutto da solo e così la fattura che presenta è salata: 10 mila euro netti. Il Vanghetti faceva tutto da solo e invece ora nelle stanze dell’ufficio stampa del gruppo c’è uno staff importante.
Roncone prende la cornetta e chiama i 5 Stelle:
Carlo Passarello: «Mhmm… Sì, certo… La faccenda Vanghetti… Io non ne so niente, ma aspetta che chiedo…».
(Si sente Passarello mettere una mano davanti alla cornetta e dire: «C’è il Corriere che vuole sapere di Vanghetti… che facciamo?». E uno, risoluto: «Passalo a me»).
«Ciao, sono Andrea Cottone… Parlo io perché Nicola Biondo, il capo, è impegnato. Qual è il problema?».
Vanghetti, il vostro predecessore.
«È tutto a posto. Ha presentato una fattura, è stato liquidato. Punto. Nessun problema».
Veramente risulta che i deputati non volevano pagare.
«Ripeto: è tutto a posto. Quanto poi alla storia che in sua difesa sia intervenuta Roberta Lombardi, e che per questo si sia dimessa da presidente, è una storia inventata».
Lo scrive Il Fatto.
«La Lombardi si è dimessa per ragioni personali, bellissime ma personali. Nei prossimi mesi, infatti, potrebbe non avere più tanto tempo a disposizione. È una notizia stupenda, ma siccome è anche privata, è chiaro che tu ora te la devi dimenticare».
Roberta Lombardi, assicura Roncone, è in effetti un po’ più sorridente negli ultimi tempi, ma ritorna ruvida quando il cronista le ricorda la faccenda di Vanghetti:
“«Caris Vanghetti ha lavorato tanto e bene, per tutti. E mi sarebbe piaciuta un po’ più di riconoscenza da parte dell’assemblea. Ma va bene così. Tanto, poi, quella fattura l’ho saldata io».
È chiaro che quest’ultima frase non solo entra automaticamente nell’elenco di quelle più celebri pronunciate dalla Lombardi nella sua breve esperienza politica — le altre: «Prima di degenerare il fascismo aveva un alto senso dello Stato»; «Napolitano si goda i nipotini»; «Chi fa la spia è una merda» — ma conferma anche il tormentato rapporto che i grillini hanno con i soldi”.
Proprio i soldi sembrano essere il tasto dolente degli M5S, eletti con la missione di spendere il meno possibile, fare spendere ai colleghi della “Casta” il meno possibile, guadagnare il meno possibile. Commentano a denti stretti la notizia che il supremo Beppe affitta una delle sue ville a 14 mila euro alla settimana. Arrossiscono:
“Il senatore Roberto Cotti, ospite di Un giorno da Pecora su Radio2, confessò di aver dovuto chiedere un prestito in banca, subito dopo essere stato eletto. Il deputato Ferdinando Dino Alberti fu sorpreso mentre a Montecitorio mangiava al self-service sotterraneo e subito postò in rete lo scontrino (un primo, due contorni e mezza bottiglia di acqua: 6 euro). Il leggendario Vito Crimi raccontava di dividere la stanza di un alberghetto dietro alla stazione Termini con un suo collaboratore (32 euro a notte). La stessa Lombardi confessò di aver smarrito il portafogli con dentro tutti gli scontrini accumulati da quando era stata eletta e subito fu trafitta dai volgari sospetti della rete”.
Quando Roncone chiama al telefono la giovane deputata Federica Dieni da Reggio Calabria, questa si sente in obbligo di dire che quando mangia al Parlamento non va alla buvette, luogo che probabilmente deve gran parte della sua sfortuna mediatica al nome, che suona troppo ancien régime:
Roncone: Per esempio: lei ci va o no alla buvette?
Dieni: «Io? Scherza? No no, assolutamente… Io, se capita, vado solo al bar del piano terra».
Roncone: Alla buvette.
Dieni: «Oh… è quella la buvette?».
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