ROMA – La Corte Costituzionale respinge la richiesta di legittimo impedimento per Silvio Berlusconi. Ora è a rischio la tenuta del governo di Enrico Letta: se Berlusconi diventa incandidabile, il Pdl probabilmente se ne tirerà fuori. Subito dopo la sentenza, i ministri Pdl hanno emesso questo comunicato: ”Ci rechiamo immediatamente da Berlusconi. La decisione travolge ogni principio di leale collaborazione e sancisce la subalternita’ della politica all’ordine giudiziario”.
Berlusconi però ci ha subito tenuto a precisare che non toglierà il sostegno al governo: ”Dalla discesa in campo ad oggi la mia preoccupazione preminente e’ sempre stata ed e’ il bene del mio Paese. Percio’ anche l’odierna decisione della Consulta, che va contro il buon senso e tutta la precedente giurisprudenza della Corte stessa, non avra’ alcuna influenza sul mio impegno personale, leale e convinto, a sostegno del governo ne’ su quello del Popolo della Liberta’. E cio’ nonostante continui un accanimento giudiziario nei miei confronti che non ha eguali nella storia di tutti i Paesi democratici. Questo tentativo di eliminarmi dalla vita politica che dura ormai da vent’anni, e che non e’ mai riuscito attraverso il sistema democratico perche’ sono sempre stato legittimato dal voto popolare – conclude – non potra’ in nessun modo indebolire o fiaccare il mio impegno politico per un’Italia piu’ giusta e piu’ libera”.
La richiesta degli avvocati riguardava il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sul mancato riconoscimento del legittimo impedimento dell’ex premier Silvio Berlusconi a comparire nell’udienza del processo Mediaset – del primo marzo 2010 – in quanto impegnato a presiedere un Consiglio dei ministri non programmato.
La richiesta riguardava il processo Mediaset sulla compravendita dei diritti televisivi. Berlusconi, già condannato in due gradi di giudizio a 4 anni di reclusione più 5 di interdizione dai pubblici uffici, vede approssimarsi la sentenza definitiva della Cassazione: in autunno, se confermata, non sarebbe più candidabile, grazie alla legge varata dal governo Monti.
Non candidabilità significa la fine politica del Cavaliere, con conseguente fine prematura del governo delle larghe intese.
In tal caso, ha fatto sapere Maurizio Gasparri, i parlamentari del Pdl sono pronti ad autosospendersi dai propri incarichi
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