Berlusconi e la marocchina, torna in scena il “bunga bunga”: da barzelletta a gioco erotico

Ad Arcore si praticava il “bunga bunga”. Nei racconti di Ruby, la ragazza marocchina al centro dell’indagine aperta dalla Procura di Milano per sfruttamento della prostituzione, ritorna questo nome “mutuato” da una pratica descritta a Silvio Berlusconi dal leader libico Gheddafi.

Come spiegano su Repubblica Piero Colaprico e Giuseppe D’Avanzo, “viene chiamata in questo modo l’abitudine del padrone di casa d’invitare alcune ospiti, le più disponibili, a un dopo-cena erotico”. Sempre nello stesso articolo si fa riferimento al racconto di Ruby agli inquirenti: “Io, continua Ruby, ero la sola vestita. Guardavo mentre servivo da bere (un Sanbitter) a Silvio, l’unico uomo. Dopo, tutte fecero il bagno nella piscina coperta, io indossai pantaloncino e top bianchi che Silvio mi cercò, e mi immersi nella vasca dell’idromassaggio. La terza volta che andai ad Arcore fu per una cena, una cosa molto ma molto più tranquilla. Quando arrivai Silvio mi disse che mi avrebbe presentata come la nipote di Mubarak. A tavola c’erano – sostiene – Daniela Santanché, George Clooney, Elisabetta Canalis”.

Il termine “bunga bunga” però è stato nei mesi scorsi scritto sui giornali anche per un altro motivo: Noemi Letizia aveva infatti raccontato che tra le barzellette che Berlusconi le raccontava, quella che la divertiva di più era appunto il “bunga bunga”.

Ecco il testo della barzelletta: “Due ministri del governo Prodi vanno in Africa su un’isola deserta e vengono catturati da una tribù di indigeni. Il capo tribù interpella il primo ostaggio e gli propone: ‘Vuoi morire o bunga bunga?’. Il ministro sceglie: ‘Bunga bunga’. E viene violentato. Il secondo prigioniero, davanti alla scelta, non indugia: ‘Voglio morire!’. E il capo tribù: ‘Va bene, prima bunga bunga, poi morire'”.

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