Berlusconi va da Napolitano: “Vorrei agibilità politica”. “Non puoi…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Aprile 2014 - 08:11 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi va da Napolitano: "Vorrei agibilità politica". "Non puoi..."

Foto Lapresse

ROMA – “Chiedo tutela politica”. “Non possiamo garantirtela”. Silvio Berlusconi, salito al Colle da Giorgio Napolitano per cercare una sorta di “pacificazione”, ne discende con la certezza che dovrà scontare la sua pena. Berlusconi alle 18 di mercoledì raggiunge il capo dello Stato per un faccia a faccia fortemente voluto dal leader di Fi, chiesto e ottenuto nell’arco di 24 ore, in questa lunga vigilia dell’udienza del 10 aprile, a partire dalla quale il Tribunale di Sorveglianza dovrà decidere come, dove e da quando eseguire i suoi 9 mesi di condanna.

Alberto D’Argenio e Carmelo Lopapa per Repubblica ricostruiscono:

Vorrei essere messo nelle condizioni di mantenere la mia agibilità politica – l’unica vera richiesta esplicita, secondo le ricostruzioni di Palazzo Grazioli, che l’ex premier ha il coraggio di formulare – vorrei poter fare la campagna elettorale per le Europee”. Reclama “tutela”, sotto qualche forma, quella che dal Colle più alto però non possono assolutamente garantirgli.

È tutto un gioco di sponda, di detto e non detto, di istanze implicite che al termine delle quasi due ore di incontro il capo dello Stato sembra respingere con la nettezza e la freddezza che ha sempre contraddistinto i loro colloqui. Quanto meno quelli sempre più radi dell’ultimo anno e mezzo e sempre su richiesta del Cavaliere. “Respinto con perdite”, racconteranno dal quartier generale di San Lorenzo in Lucina i più pessimisti tra i dirigenti forzisti, mentre altri sono impegnati a spargere semi di ottimismo per il solo fatto che la Presidenza abbia riconosciuto ancora una volta la leadership politica del loro capo.

Tommaso Labate per il Corriere della Sera ci spiega il risultato della personale partita di Berlusconi:

Lo sfogo è indice di un incontro che, ovviamente, non sarebbe andato secondo i desiderata dell’ormai ex Cavaliere. L’epilogo di una trattativa riservata che inizia domenica. «Io non sono mica d’accordo con quello che sta dicendo Pietro Grasso. La sua è una posizione conservatrice mentre noi dobbiamo essere a favore delle riforme…», dice l’ex premier ascoltando in tv i distinguo che il presidente del Senato ha opposto a Matteo Renzi. Ha un dubbio e una certezza. Il dubbio riguarda la posizione del Quirinale: «Ma c’è Napolitano o no dietro l’altolà di Grasso?». La certezza invece riguarda la sua, di posizione: «Io sono d’accordo con l’abolizione del bicameralismo a patto che l’Italicum, come da accordi, venga prima approvato dal Senato. Però, l’unica cosa che non voglio è creare un cortocircuito col Colle. Soprattutto in questo momento…».

Lo capisce da solo, Berlusconi, che questa è una partita delicata. Che non riguarda soltanto le riforme. Ma che è intrecciata col destino di un uomo che, a ragione o a torto, considera il suo grado di «statista percepito» strettamente connesso alla sua «salvezza» personale. Derivano da questo l’isolamento delle posizioni dei «falchi» nel partito, l’archiviazione di qualsiasi critica all’indirizzo del Colle (che prima dentro Forza Italia era pane quotidiano) e anche i boatos su una famiglia che starebbe riflettendo sull’ipotesi di chiedere la grazia.

E soprattutto deriva da questo la richiesta di un incontro che l’ex premier ha già chiesto al Colle con la scusa di offrire «informazioni riservate» sull’Ucraina che arriverebbero direttamente dal Cremlino, e quindi dall’«amico Putin». Ha una cosa possibile da dare, Berlusconi, e cioè il disco verde sia alle riforme istituzionali che all’Italicum (oltre all’«intermediazione» con Putin). E una cosa impossibile da chiedere in cambio, e cioè quello che volgarmente viene chiamato «salvacondotto». Ed è con questo spirito che si avventura in una partita giocata di sponda insieme a Gianni Letta e tenendo un canale aperto con Matteo Renzi.