ROMA – È un voto amaro per Berlusconi quello delle europee del 25 maggio 2014: le proiezioni alle 2 di notte danno Forza Italia fra il 15 e il 17%. Un risultato che forse si può definire “crepuscolare”, come un’epoca che sembra essere giunta al tramonto, quella del berlusconismo.
È impietoso infatti il confronto con le elezioni europee del 2009, quando il Pdl prese il 35,3%, con al suo fianco una Lega Nord al 10% e di fronte un Pd al 26,1% con uno scomodo alleato come l’Italia dei Valori di Di Pietro all’8%.
Cinque anni dopo Berlusconi non è più premier, non è più cittadino libero, ma condannato affidato in prova ai servizi sociali. È ancora però il leader di un “vecchio” centrodestra dove trova spazio a fatica il Nuovo centrodestra, il partito di Angelino Alfano, che, accorpato con l’Udc di Casini, arranca sulla soglia del 4%.
Colpo di reni della Lega Nord che, grazie a una campagna anti euro del nuovo segretario Matteo Salvini, si porta sopra il 6%. Sotto il 4% invece Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, partito degli ex An dato intorno al 3,5%.
Berlusconi ancora leader in un centrodestra malmesso e diviso, ma risultato che anche il “consigliere politico” Giovanni Toti definisce inferiore alle aspettative: “È evidente che è un risultato che non possiamo considerare soddisfacente. Ma, tenuto conto dell’ insieme dei partiti che faceva parte del Pdl poco più di un anno fa, la percentuale resta più o meno inalterata se FI si attesta al 17% e Alfano al 4%”.
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