ROMA – I figli di Silvio Berlusconi come gli ebrei al tempo di Hitler. Come prevedibile, il paragone scelto dal Cavaliere non poteva che suscitare l’indignazione del mondo ebraico. La prima reazione giunge dal presidente della comunità romana, Riccardo Pacifici, che ancora frastornato all’Huffington Post dice: “Frase molto infelice, ho bisogno di tempo per riflettere”.
Segue lo sdegno del presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) Renzo Gattegna, che giudica le parole di Berlusconi “inappropriate e incomprensibili” ma soprattutto “offensive” della memoria di milioni di morti.
“L’Italia repubblicana – dice Gattegna – è un paese democratico (…). La vita degli ebrei d’Europa sotto il nazismo fu segnata da un vortice nero di violenza, persecuzione, morte. Una catastrofe che non è soltanto del popolo ebraico ma dell’umanità intera. Ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi è quindi non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa”.
Berlusconi si è lasciato andare a infelici parallelismi nel corso di un’intervista con Bruno Vespa, raccolta nel suo nuovo libro “Sale, zucchero e caffè. L’Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica”in uscita per Mondadori-Rai Eri venerdì 8 novembre. Per Gattegna le sue parole sono “un’offesa alla memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa”.
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