Minetti, B. e la “vendetta del culo flaccido”. Non “pecorina espiatoria”…

Nicole Minetti (foto Lapresse)

MILANO – La vicenda di Nicole Minetti può essere riassunta come la “vendetta del culo flaccido“? Nel Pdl o la scaricano: “Deve dimettersi”, o la difendono: “Che senso ha se lascia?”. Tutte considerazioni sull’opportunità politica di un allontanamento strategico. Ma, forse, in ombra ma distinguibile, resiste l’aspetto “privato” della storia. Non tutti ricordano (o fanno finta di non ricordare) ciò che Nicole disse (registrato dalle intercettazioni telefoniche) di Berlusconi: “Vuole solo salvare il suo culo flaccido”. Altro che “pecorina espiatoria” della Casta (come l’ha elegantemente descritta Filippo Facci su Libero).

Chi conosce Berlusconi sostiene che non è una persona cattiva, nel senso che non è vendicativo, non coltiva risentimenti. Lo si può criticare dal punto di vista politico, professionale, morale o quant’altro, ma i più inseriti nella sua cerchia sanno cosa Berlusconi non sopporta proprio: che venga messa in dubbio la sua virilità.

Ma come, lui che invitava a casa ragazze molto più giovani di lui? Che non perdeva occasione per mostrare il suo lato di consumato dongiovanni (e che faceva il “vitellone” anche con attempate donne come la Merkel e la Halonen)? Che (stando ai racconti di chi ha partecipato alle “cene eleganti” di Arcore) avrebbe fatto baciare la statuetta di Priapo alle sue commensali?

Berlusconi non è vendicativo, dunque, ma nemmeno sprovveduto. Nicole Minetti non poteva essere toccata in pieno “scandalo Ruby”: troppo compromettente in quel momento farla fuori dal giro. E poi la vendetta (se vendetta è veramente, siamo sempre nel campo delle ipotesi) va servita fredda. E ora che il fronte mediatico sullo scandalo non è più in ebollizione, il raffreddamento arriva al momento giusto.

In questa chiave di lettura, non può andare bene il concetto di “capro espiatorio”, nelle diverse declinazioni usate dai principali giornali italiani in questi giorni: non va bene la “capretta espiatoria” di Gian Antonio Stella sul Corriere, né la “pecorina” di Facci (tra l’altro Libero correda l’articolo di foto “esplicative” del concetto con la Minetti in costume paparazzata da dietro).

E non avrebbe senso nemmeno quello che scrive Vittorio Feltri sul Giornale: dice Feltri che se la Minetti si deve dimettere, allora deve lasciare anche Filippo Penati. L’ex presidente della Provincia di Milano è uno dei 10 indagati in Consiglio regionale (l’altro “illustre” è Davide Boni, capogruppo della Lega Nord). Questa sarebbe appunto una eventuale lettura “politica”. Scandalo per scandalo, destra e sinistra si equivalgono, uno a uno e palla al centro. Non funziona così quando di mezzo c’è un “culo flaccido” ma assiso sul trono del re.

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