ROMA – Renato Schifani e Renato Brunetta al Quirinale. Appuntamento confermato, dopo qualche tentennamento del Colle, per lunedì 5 agosto. A fare che, a chiedere cosa? I due capigruppo del Pdl, dopo la condanna definitiva di Silvio Berlusconi, avrebbero voluto formulare quanto più velatamente possibile ma non per questo meno chiaramente l’unica cosa che il Pdl vorrebbe ora da Napolitano: la grazia.
Ma la grazia non è una richiesta sulla quale Napolitano intende iniziare a contrattare. Di grazia, insomma, non vuol sentir parlare. E allora cosa avranno chiesto i “due Renati” per Berlusconi? Un dialogo immaginario ma che si potrebbe sintetizzare così: inventati un salvacondotto, qualcosa che ristabilisca l’agibilità politica di Berlusconi. Se no…sono elezioni.
La crisi, ventilata, è l’arma che il Pdl intende impugnare: voto a ottobre o a marzo.
Ma Berlusconi per ora dà garanzie, almeno a parole. L’ultima, la più plateale, domenica dal piccolo palco davanti palazzo Grazioli. Il governo andrà avanti, non ci saranno ricadute politiche dalla sentenza Mediaset, assicura. E’ così che intende dare garanzie anche a Napolitano, rassicurarlo della tenuta della maggioranza per avere in cambio un “provvedimento umanitario” come dicono nel Pdl.
La grazia è una strada cieca, dunque. Il Pdl spera nella commutazione della pena, già decisa per il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, ma in quel caso si trattava di una condanna per diffamazione e non c’erano altre sentenze a carico. Ci sarebbe l’amnistia: ma potrebbe passare, come prevede la Costituzione, con il voto di due terzi del Parlamento? Difficile, quasi impossibile.
Resta la carta della riforma della Giustizia, che Napolitano potrebbe sollecitare, caldeggiare, incoraggiare. Forse, il “provvedimento umanitario” più fattibile che Brunetta e Schifani potrebbero ottenere. Sperando che basti a Berlusconi che nel pomeriggio di lunedì ha appuntamento con i suoi legali, Coppi e Ghedini, per studiare la situazione.
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