ROMA – Dopo la sentenza Mediaset: Berlusconi si tiene Letta fino all’estate 2014. Non ha rovesciato tavoli, ha frenato i falchi, stavolta la colpa è solo dei giudici, il governo Letta è salvo, lui gioca allo statista responsabile. Tutto i contrario di quanto accadde sei mesi fa, in primo grado: attacco ai magistrati politicizzati, annuncio immediato di ritiro della fiducia al governo Monti come puntualmente avvenne. Perché questa inversione a U nella strategia giudiziaria di Berlusconi, e quanto durerà?
Perché il cambio di strategia. Ieri (sei mesi fa all’epoca della sentenza di primo grado) il Pdl era in caduta libera e il Pd con il vento in poppa, oggi è esattamente il contrario, nonostante al governo ci sia il vicepresidente del Pd (o forse proprio per questo). Ieri conveniva rovesciare il tavolo e proporsi come vittima della perversa relazione comunisti-giudici, oggi, il nuovo Berlusconi osserva il suo elettorato sempre più convinto della necessità di un governo del quale ha in mano la golden share. Se deve cadere, è il ragionamento, è perché non taglia le tasse (Imu) non per beghe giudiziarie, e comunque più governa più il Pd si lacera.
Quanto dura Letta? Troppe sono le variabili ma, dipendesse solo da Berlusconi, e i suoi processi, nell’orizzonte del governo Letta inizia a intravedersi l’estate 2014, diciamo un anno di autonomia. Anche Ignazio La Russa, intervistato su Sky stamattina, prevede un anno, fino alle prossime elezioni europee.
Ma se l’estate 2014 è nel mirino è per via degli incastri tra sentenze definitive e non (Cassazione per Mediaset, Ruby in primo grado), presidio della giunta per le immunità del Senato, conflitti di attribuzione pendenti ecc…La battuta che circola è che oggi l’eterno conflitto di interessi si sta rivelando un imprevisto e paradossale fattore di stabilità per il governo Letta.
Sentenza di Cassazione Mediaset. Si presumeva, a torto, che essendo la condanna in Appello non definitiva, solo la condanna definitiva in Cassazione avrebbe segnato il punto di non ritorno soprattutto in relazione alla decadenza del mandato parlamentare (interdizione dai pubblici uffici per 5 anni).
Per la partita con la Cassazione Berlusconi gioca con due nuovi “acquisti” (ma solo in senso metaforico-calcistico): il principe del foro e avvocato di Andreotti Franco Coppi (primo segnale del cambio di strategia giudiziaria) in attacco (perché vero fuoriclasse dei ricorsi alla Suprema Corte) e il”difensore” nel collegio giudicante, con la nomina del giudice Santacroce.
Il verdetto dovrebbe giungere a ottobre diciamo entro fine anno), ma anche un’altra conferma della condanna non avrebbe esiti immediatamente esecutivi: la decadenza del mandato dovrà essere ratificata dalla giunta per l”immunità del Senato: la legge anti-corruzione infatti non ha introdotto la decadenza automatica lasciando alle Camere il responso. Responso che verosimilmente non arriverà, appunto, non prima di giugno 2014. Ed è qui che si intreccia l’esito del processo Ruby, per un complicato calcolo tra gli anni comminati, quelli coperti da indulto, pene accessorie (interdizione dai pubblici uffici).
Processo Ruby. La revoca del mandato scatta automatica per pene superiori a due anni. L’indulto ha bonificato tre dei quattro anni della pena comminata in Appello. Resta la norma, invece, che estingue l’indulto se dal 2006 (quando è stato introdotto) vengono commessi altri reati: è proprio quello che teme Berlusconi con il processo Ruby (a sentenza fra un paio di settimane), perché se condannato (per prostituzione minorile o concussione) gli esiti del processo Mediaset sarebbero immediatamente esecutivi dopo la Cassazione.
Sul quale pende, però, il giudizio della Corte Costituzionale (legittimo impedimento) che se positivo al Cavaliere riporterebbe il processo Mediaset praticamente al via (e qui interverrebbe la prescrizione). Percorso di guerra, dunque, complicato e pieno di incognite. resta ancora, l’arma finale, approfittando del clima di pacificazione nazionale: un’amnistia che tolga i peccati del mondo.