ROMA – “Mondo di mezzo” o “Mafia Capitale”, dietro gli slogan si cominciano a delineare dei punti fermi:
1. Quelli della Cooperativa 29 giugno avevano montato un bel giro di soldi, decine di milioni di euro: anche se da qui a dire che controllavano Roma ce ne vuole, perché Roma vale miliardi, un fatto sta lì in mezzo, come un macigno, che nessuno vuole vedere, il ciclopico conflitto di interessi del Pd e delle Cooperative. Nella mitologia giornalistica, coop è buono, impresa privata è cattivo. Il conflitto di interessi Berlusconi – Forza Italia, che ha avvelenato la politica in Italia da 20 anni e continua, è solo speculare, e per difetto, di quello Pci, Pds, Ds, Pd – Cooperative.
L’inchiesta sulla Cooperativa 29 giugno ha sollevato solo un tombino, uno solo. Ma sotto ogni tombino di quella immensa fogna che sono i ministeri, le regioni e i comuni in Italia c’è un intrico malsano, la malattia che ci uccide. Più loro rubano, più ci aumentano le tasse, più l’Italia si avvita.
2. Il marcio è più grosso, non è né di destra né di sinistra, ci sono tutti dentro, è tutta la politica, quella cupolona di oltre un milione di parassiti che succhia il sangue dei contribuenti con Irpef e addizionali, Imu e Tarsi e Tasi e poi ancora Irap e ogni altra tassa e imposta che la mente del Fisco partorisce.
La foto di Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, quando era capo di tutte le Coop, a tavola con Alemanno, il Buzzi della 29 giugno e altri è diventata un emblema.
3. Il sistema di sfruttamento è perfetto, congegnato alla perfezione e sono tutti complici, destra e sinistra, tutti assieme. Son diventati un mostro sanguinario con un milione di tentacoli. Se uno non l’aveva mai sospettato, oggi, leggendo le intercettazioni dell’inchiesta sul Mondo di mezzo, ha la prova provata: ogni scusa è buona per rubare alle nostre spalle, dalla pulizia delle fogne agli interventi umanitari.
4. Il timore è che tutto si fermi lì. Anche se ora dicono che altre incriminazioni e forse altri arresti seguiranno, il rischio è che lo sforzo investigativo si esaurisca in questa indagine, lasciando indisturbato il resto del mondo di mezzo, dove le regole sono sempre quelle ma dove la Cooperativa 29 non è arrivata. Il rischio è che, come sempre, si chiuda con l’esempio.
5. C’è solo una speranza, che la Procura della Repubblica di Roma non si fermi. Chi collega le notizie di cronaca come i puntini dell’enigmistica può notare il disegno di una grande rete, sviluppato dal procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone. Partito dalle infiltrazioni mafiose fuori del Meridione, il sistema investigativo di Pignatone ha già colpito, anche a Roma e ha anche di recente promesso nuovi colpi. Non sembra alla ricerca di un po’ di titoli sui giornali ma impegnato in una operazione a tappeto. Se queste sono le premesse, forse la etichetta di Mafia capitale non diventerà solo uno slogan, ma si riempirà di contenuti investigativi.
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