Aborto, tema pericoloso: rischia di diventare uno scivolone per Giorgia Meloni, anche se lei bordeggia bene.

Aborto, tema pericoloso: rischia di diventare uno scivolone per Giorgia Meloni, anche se lei è abile e sa navigare bene. Legga bene i sondaggi e i giornali stranieri, se non capisce l’inglese si faccia tradurre. Il segnale che viene dall’America dice di andarci con i piedi di piombo. Trump ha capito che gli anti abortisti sono una minoranza anche fra i suoi elettori. Ha detto ai suoi candidati repubblicani: non insistete sul tema, lui ha aperto al limite delle 15 settimane.

La Corte Suprema americana, a maggioranza di destra e anti abortista, ha alzato il piede dall’acceleratore e ha salvato il diritto delle donne alla pillola dell’aborto.

In Francia il diritto all’aborto è stato inserito nella Costituzione. cosa che è all’origine del battibecco al G7 fra Meloni e Emmanuel Macron. Il presidente francese ha sparato:

 ”Dispiace che manchi la parola aborto nella dichiarazione finale del G7. Sensibilità diverse. Ma rispetto la scelta del popolo italiano…”.

Meloni ha replicato: “Non c’è alcuna ragione di polemizzare su temi che già da tempo ci trovano d’accordo. Credo sia profondamente sbagliato, in tempi difficili come questi, fare campagna elettorale utilizzando un forum prezioso come il G7”. 

Giovanni Valentini ha stigmatizzato: “Accusare, a torto o a ragione, un capo di Stato straniero venuto in Italia, di “fare campagna elettore” al G7, significa non avere il senso dell’ospitalità e del rispetto. Quella di Giorgia Meloni è una grave mancanza di stile sul piano politico e diplomatico”.

Meloni pattina. Fa la faccia feroce con Macron, non fa inserire il riferimento all’aborto nel documento finale del G7 ma ammicca riferendosi al testo uscito dal G7 di Hiroshima, che invece lo garantiva.

Meloni, anche se all’epoca aveva appena 4 anni, deve avere scolpita la sonora sconfitta subita nel referendum del 1981 dalla Democrazia Cristiana (cui si era accodato il MSI nonno di FdI di Meloni). Quasi due italiani su tre votarono per il diritto all’aborto, fu un plebiscito non su base ideologica ma sul radicato convincimento che nessuno può influire e interferire sulla volontà degli altri per ragioni che non hanno a che fare con l’ordine pubblico.

Fu la fine politica di Amintore Fanfani, leader della Dc, che aveva giocato tutto sul non all’aborto.

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Marco Benedetto