ROMA – Beppe Grillo, propaganda non è realtà e lo dimostra la differenza fra il suo slogan, lanciato dal Circo Massimo di Roma:
“Dobbiamo affidare il Paese a persone perbene”
e i fatti: Marco Doria, sindaco di Genova, è certamente una persona perbene e anche se candidato di Sel ha pescato parecchio nel serbatoio elettorale di Beppe Grillo, ma la sera dell’alluvione non si è accorto di nulla, era a sentire un’opera.
A Genova pioveva, ma il dramma dei torrenti straripati non avveniva nella città vecchia, dove vive Doria e dove sono i Palazzi. A soffrire erano i quartieri operai, cresciuti come fungaie attaccate alla montagna con la rivoluzione industriale di fine ‘800, ai due lati dell’antica capitale della Repubblica.
Ora Beppe Grillo tuona, riferito alla alluvione di Genova:
“È veramente un disastro. Una vergogna. Non si possono spendere 7 miliardi; poi di nuovo esonda tutto come l’altra volta, veramente è una roba… “
ma non c’è da illudersi, perché gli uomini contano meno dell’organizzazione. Il fallimento reiterato e recidivo di Genova non dipende solo e tanto dagli uomini e dalle donne che la guidano e l’hanno guidata, ma dall’intreccio di competenze e procedure che rendono più facile il furto e più difficile qualsiasi intervento.
E così è tutta l’Italia.
Col moralismo non si fa nulla, sterminando i cattivi e sostituendoli con i buoni porta al caos (vedi Iraq: eliminarono Saddam Hussein e tutti i suoi, e la tragedia è cronaca quotidiana). Ci vogliono procedure, regolamenti che imbriglino i cattivi e poteri di controllo che ne scovino le malefatte. Invece ora in Italia le Regioni non vogliono proprio più essere controllate e vogliono scrollarsi definitivamente di dosso anche la Corte dei Conti.
Gianroberto Casaleggio è certamente una persona perbene. Ma tra lui e un vecchio politico, nella giungla attuale, che differenza fa? Anzi, forse mi sento ancora tutelato più tutelato dal vecchio che dal nuovo. Sono vent’anni che il nuovo avanza ed eccoci qua.
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