Berlusconi al Quirinale, lo riceve una statua di sale: Mattarella Berlusconi al Quirinale, lo riceve una statua di sale: Mattarella

Berlusconi al Quirinale, lo riceve una statua di sale: Mattarella

Berlusconi al Quirinale, lo riceve una statua di sale: Mattarella
Berlusconi al Quirinale, lo riceve una statua di sale: Mattarella

ROMA – Davvero era impossibile evitare l’incontro ravvicinato tra i due arcinemici.

Mattarella obbligato in qualità di padrone di casa, Berlusconi autoinvitatosi al Quirinale nonostante la macchia indelebile della condanna per frode fiscale, obbligato anche lui per mostrare che, nonostante tutto, è ancora vivo, politicamente parlando.

Il democristiano di sinistra fratello di un martire della mafia e oppositore irriducibile del berlusconismo in tutte le sue declinazioni, non ha fatto una piega: schivo di suo, impassibile per rispetto del ruolo, Mattarella ha durato davvero poca fatica a mostrarsi glaciale. Una “statua di sale”, riferisce il cronista de La Stampa.

Berlusconi, fedele al suo personaggio, si è fatto accompagnare non da Tajani come era stato ventilato (bruciato come candidato premier dal sorpasso fratricida della Lega) ma da due avvenenti signore, l’ex ministro Gelmini e Anna Bernini. Ingresso glamour, anche se qualcuno, maliziosamente, eccepisce che quelle amorevoli braccia che lo scortavano fianco a fianco come due carabinieri facevano più badanti che altro.

Durante la consultazione Berlusconi ha parlato, tanto, Mattarella ha ascoltato, sempre. A parte, dicono i retroscenisti, quando il leader di Forza Italia ha accennato all’Europa. In mezzo una filippica contro i grillini.

«Questi signori hanno solo fame di poltrone – ha detto a Mattarella, che è rimasto impassibile, una statua di sale -. Parlano di programma, ma non abbiamo visto nemmeno un pezzo di carta. Invece quando si è trattato di dividersi le poltrone delle presidenze, delle vicepresidenze, dei questori e dei segretari d’aula delle Camere sono stati velocissimi e famelici. Non parliamo poi di quello che propongono per governare… Ma quale contratto alla tedesca!». (La Stampa)

E forse, nella foga anti-grillina, ha parlato troppo, come si è visto anche nelle dichiarazioni subito dopo il saluto a Mattarella. Salvini gli ha detto a brutto muso che così facendo si è messo da solo fuori dai giochi. Tirare troppo la corda con Di Maio significa volersi buttare a sinistra per solleticare vecchie sirene renziane e rivitalizzare antichi splendori nazareni. Insomma gli eredi della diaspora democristiana dall’altra parte del fossato ideologico. Una statua di sale osserva impassibile.

 

 

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