Capodanno in tv ma la mascherina non si vede. Solo i tecnici della Rai, comparsi in video per il brindisi di mezzanotte, la indossavano. Non è stata una buona cosa, anche se si possono comprendere le esigenze dello spettacolo.
Capodanno senza mascherina, Rai e Mediaset non se lo potevano permettere. Ben diverso il messaggio subliminale mandato dal Presidente Mattarella. E dalla cantante Adele.
La tv la guardano milioni e milioni di persone. Praticamente l’intero genere umano. Personalmente non la guardo mai, tranne qualche raro telegiornale e a Capodanno. I suoi ritmi di comunicazione sono diversi dai miei. Nonostante questo mio vezzo, considero la tv uno strumento straordinario di miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità e anche di diffusione della conoscenza.
Badate: non vi dovete riferire ai discendenti delle elite del passato, le cui case erano fornite di ricche biblioteche e giornali. Ma per la massa dei nostri antenati, molti dei quali analfabeti o poco meno, la tv è stata una luce nelle tenebre. E per tanti bambini un grande innalzamento del livello culturale.
Morandi e Mattarella
Veniamo alla notte del 31 dicembre. Ho guardato un po’ Rai1 un po’ Canale5. Non mi permetto giudizi. Posso solo esprimere consolazione per la sopravvivenza professionale di miei coetanei come Rita Pavone e Gianni Morandi. E ammirazione per Amadeus, onnipresente in tv ma davvero bravissimo.
Quello che mi ha colpito che tutti i personaggi mostrati nei programmi fossero senza mascherina. Si toccavano, stavano vicini, si parlavano addosso ma mascherina zero. Solo dopo la mezzanotte, quando Amadeus ha invitato in video anche i tecnici, questi sono apparsi tutti con indosso la mascherina d’ordinanza.
Sono sicuro che gli artisti partecipanti alle trasmissioni di Capodanno erano stati controllati in precedenza e che i rischi di contagio erano al minimo. Ma due reti come Rai1 e Canale5, che da sole dominano l’audience della tv che entra in tutte le case, non sono solo fonti di intrattenimento, definiscono anche per milioni di noi modelli di comportamento. Non si potevano permettere una tale negligenza.
A confronto cito due personaggi molto diversi e distanti, ma simili nella popolarità: la cantante Adele e il presidente Mattarella. Adele si fa fotografare seduta su un marciapiede a Londra con amici a bere birra la notte di Capodanno. Con la sua brava mascherina. Mattarella pronuncia il messaggio di fine anno agli italiani a volto scoperto. Non avrebbe avuto senso, trovandosi il Presidente in uno studio vuoto, senza nemmeno un cameraman. Ma se guardate il video di Repubblica, notate che la mascherina compare in un angolo dello schermo. Mattarella se la è appena tolta, la tiene in mano e fa capire che la rimetterà a messaggio terminato.
Parola d’ordine: mascherina sempre
La parola d’ordine è una sola. Mascherina sempre, in attesa che passino gli anni in cui il vaccino potrà diventare efficace, mascherina e distanza restano gli antidoti migliori.
Con un numero di morti che nella seconda ondata pareggia se non supera quello della prima, non c’è da scherzare.
La tv non può permettersi di mandare messaggi ambigui. L’illusione del vaccino non ci deve indurre a comportamenti irresponsabili. Il vaccino, o i vaccini, per ora sono stati iniettati in poche migliaia di persone. Prima che siamo immunizzati tutti i 60 milioni che siamo in Italia, o i quasi 450 milioni che siamo nella sola Unione Europea (non so se sono inclusi gli immigrati non cittadini), passeranno gli anni. Probabilmente fra poco ci sarà un surplus di offerta, ma la vaccinazione di massa dovrà passare per le strettoie della burocrazia e i limiti inesorabili di una organizzazione e di una programmazione indispensabili.
Nell’attesa, non c’è molto da fare. Proteggersi con le mascherine e osservare le distanze. Anche durante la peste nera del ‘300 il social distancing fu il sistema di prevenzione più sicuro, come testimonia il Decamerone. A noi va un po’ meglio perché abbiamo i gabinetti e il sapone, oltre a un sistema industriale capace di produrre milioni e milioni di mascherine.
Ci sono anche le medicine. Se ne parla un po’ meno. Il silenzio che avvolge le cure, in particolare quella a base di Remdesivir, mi fa pensare a qualche oscura lotta per il controllo del mercato. Sono in ballo miliardi, non milioni. Resta il fatto che quando lo hanno usato, come con Berlusconi e Trump, la gente si è salvata, nonostante l’età. Pare però che, per il momento, quel medicinale sia molto costoso. Chi non può permetterselo, cioè la maggior parte di noi mortali (non credo sia incluso nel tariffario Casagit), deve solo pregare di non infettarsi.
I numeri che si leggono, riferiti ai nuovi casi di coronavirus registrati quotidianamente in Italia e nei principali Paesi del mondo, non sono incoraggianti. Penso che alla base ci sia un misto di ignoranza, trascuratezza, superficialità, sfida al destino.
Se il maggior numero dei morti riguarda gli anziani (nell’80 per cento dei casi si tratta di over 60), il maggior numero dei contagi è riferito ai più giovani. Peculiare del giovane è la sfida al destino e alla morte. Ne sono ricchi la letteratura, specie la poesia. Non a caso le guerre le combattono, morendoci, i giovani. Non hanno ancora avuto il tempo per apprezzare la vita.