ROMA – Le interviste che Papa Francesco dà a Eugenio Scalfari sono normali atti di imprudenza di un sovrano inesperto alle prese con un giornalista navigato? Oppure Papa Francesco usa la capacità di Scalfari nel capire, sintetizzare e riprodurre i concetti espressi nell’intervista?
Un articolo di Antonio Socci su Libero pone il tema, con una notizia di un certo eclat: la prima intervista di Scalfari a Papa Francesco, da cui il direttore della sala stampa del Vaticano, Federico Lombardi, aveva successivamente preso le distanze, è stata ora inserita fra i discorsi ufficiali del Papa Francesco, non in una rassegna stampa ma “nella parte del magistero papale, fra i Discorsi”.
Il complesso rapporto fra le parole di Papa Francesco e le interviste a Scalfari sottolineato nell’articolo di Antonio Socci a proposito del tema del bene del male e del peccato rimette al centro l’ultima intervista, ancora una volta rettificata da padre Federico Lombardi dove le parole del Papa Francesco, meno rilevanti sul piano dottrinale, erano però ben più dirompenti sul piano della cronaca. Tra i pedofili, aveva detto Papa Francesco, ci
“sono sacerdoti e perfino vescovi e cardinali”.
Che un parroco frustrato e disperato si lasci andare al peccato che Gesù Cristo bollò d’infamia (Matteo, 18, 6) è nella statistica, ma un cardinale, anche uno solo, questo non è accettabile.
Chi conosce come lavora Scalfari da cronista, sa che Scalfari è un reporter molto affidabile. Prende pochi appunti, riassume e sintetizza e non tradisce mai. Manda il testo dell’intervista perché sia controllato e corretto, come si addice a un grande, senza l’imbarazzo e le riserve mentali di orgoglio dei mediocri.
Così ha fatto, ricorda Antonio Socci, anche con la prima intervista al Papa Francesco ed è presumibile che lo abbia fatto anche con l’ultima. Che il Papa Francesco non l’abbia riletta o non lo abbia fatto fare a uno dei suoi collaboratori lascia perplesso.
Viene da pensare che tutto faccia parte di un calcolo. Papa Francesco affida al più grande giornalista italiano del secolo messaggi che non sarebbe opportuno fare in un documento formale, lascia che la vibrazione si diffonda sull’acqua, poi manda avanti padre Lombardi che non smentisce, nel caso dei cardinali pedofili, con un documento in carta intestata, ma con un post su un blog, il Sismografo.
Se si accetta questa intepretazione, la boutade sui cardinali pedofili non è una boutade, è un messaggio preciso.
Il Vaticano, rileva Antonio Socci, è
“uscito – assai malconcio -dall’incidente didomenica scorsa, ovvero la seconda intervista dello stesso Papa a Eugenio Scalfari e apparsa su Repubblica. Intervista che padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede,ha dovuto smentire nei punti più importanti – a velocità supersonica, nella stessa mattina didomenica – anche in seguito alla sollevazione dei cardinali, in sostanza additati come pedofili”.
Antonio Socci non elabora oltre sul tema mentre approfondisce sul
“nuovo caso ancora più clamoroso, quello della prima intervista rilasciata da Bergoglio a Scalfari, quella esplosiva del 1˚ottobre 2013? Non solo viene riproposta dal sito ufficiale delVaticano, ma addirittura inserita fra i “discorsi”ufficiali del Papa, quindi promossa – se ben capiamo – ad atto magisteriale. Un fatto a dir poco dirompente.
“In quell’intervista il giornalista attribuiva al Papa dichiarazioni così clamorose e temerarie che esplose lo sconcerto di molti cattolici e l’imbarazzodelmondoecclesiastico. In Vaticano ci misero un po’ a capire che cosa fare, perché l’indomani – il 2 ottobre- l’intervista fuaddirittura ripubblicata dall’Osservatore Romano. Sembra che il Papa stesso non abbia gradito quest’iniziativa. Padre Lombardi in quei giorni cercòdi tamponare lo sconcerto generale affermando che il Pontefice non aveva rivisto personalmente il testo (che tuttavia Scalfari aveva inviato alla Santa Sede per la verifica). La stessa testataultrabergogliana “Vatican Insider” ha riconosciuto che «in effetti l’articolo conteneva espressioni difficilmente attribuibili aPapaFrancesco».
Ma lapresadidistanzaufficiale tardò molte settimane e parveassai imbarazzata.Arrivò il15 novembre,quandofu decisa la cancellazione di quel testo dal sito ufficiale del Papa e del Vaticano(www.vatican.va). In quell’occasione padre Lombardi si arrampicò sugli specchi, spiegando che «l’intervista è attendibile in senso generale, ma non nelle singole valutazioni: per questo siè ritenutodinonfarneuntestoconsultabilesul sitodellaSanta Sede.Insostanza, togliendola si è fatta una messa a punto della natura di quel testo. C’era qualche equivoco e dibattito sul suo valore. Lo ha deciso la Segreteria di Stato». Ricordiamo allora le dichiarazioni più dirompenti contenute nell’intervista in questione. Scalfari attribuiva al Papa quest’incredibile presa di posizione. Alla domanda se esiste un Bene oggettivo e chi lo stabilisce, il Papa avrebbe risposto: «Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere versoquelloche luipensa sia il Bene… Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Maleedevesceglierediseguire ilBene e combattere ilMale come lui li concepisce».
Queste parole, che contraddicono duemila anni di Magistero della Chiesa e la Sacra Scrittura (bastipensare al Decalogo consegnato da Dio a Mosè), di per sé potrebbero essere usate arbitrariamente da chiunque per giustificare i propri atti, anche da Stalin o da Hitler. Anche loro – con i loro crimini – perseguivano la loro (perversa) idea di bene e dimale.
C’erano poi altre affermazioni sconcertanti attribuite alPapa:
la risposta evasiva sulla condanna della Teologia della liberazione fatta da Papa Wojtyla,
la frase: «Io credo inDio.Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio;
il giudizio pesantissimo sui suoi predecessori («i Capi della Chiesa spesso sono stati narcisi, lusingati emalamente eccitati dai loro cortigiani.La corte è la lebbra del papato»)”.
il proselitismo come «solenne sciocchezza»,
la risposta evasiva sulla condanna della Teologia della liberazione fatta da Papa Wojtyla,
la frase: «Io credo inDio.Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio;
il giudizio pesantissimo sui suoi predecessori («i Capi della Chiesa spesso sono stati narcisi, lusingati emalamente eccitati dai loro cortigiani.La corte è la lebbra del papato»)”.
Tutta questa intervista, da cui il Vaticano aveva preso le distanze, riferisce Antonio Socci, viene ora
“rilanciata dallo stesso sito vaticano che l’aveva cancellata.Per volere di chi, dal momento che tale rimozione era stata decisa dalla Segreteria di Stato? Sopra la Segreteria di Stato c’è soltanto il Papa. È lui che ha voluto il rilancio? E per quale motivo questo ripensamento? Chi sta sfidando? I cardinali? E perché?”
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