Cosa possono aspettarsi gli italiani da Maria Elisabetta Alberti Casellati, nuovo presidente del Senato e da Roberto Fico, neo presidente della Camera?
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Tutti si aspettano un cambio di passo rispetto ai loro predecessori, Pietro Grasso e Laura Boldrini. Ma quanto grande sarà il cambiamento? E, soprattutto, a parte le differenze di stile e di comportamento, cosa ne verrà a noi, comuni mortali sotto il tallone dell’apparato pubblico? Difficile anticiparlo. Finora il nuovo presidente del Senato si è distinto per la tetragona difesa a falange di Berlusconi. Fico si è condotto bene, sembra un integralista corretto ma senza molta visione. Soprattutto, amici giornalisti, non sembra amarvi, come il suo guru Beppe Grillo.
Cerchiamo alcune testimonianze del loro recente passato. Spezzoni di tv per la Alberti Casellati, l’attività di presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai per Fico. Sembrano l’opposto l’uno dell’altra. Lei è del Nord, di Rovigo ma con radici calabresi, lui è del Sud, napoletano, vengono da due mondi opposti, lei di origine nobile, lui laureato ma senza pedigree, un passato in un call center, come tour operator, la comunicazione per un ristorante, importatore di tessuti dal Marocco..
Lei è contro matrimoni e adozioni gay, lui a favore.
Li accomuna una scivolata d’immagine, ma cose lontane (diritto all’oblio) e veniali. La Alberti Casellati, nel 2005, quando ricoprì l’incarico di sottosegretaria nel dicastero della salute, assunse la figlia Ludovica a capo della segreteria ministeriale.
Fico, stando a Wikipedia, è laureato in Scienze della comunicazione all’Università di Trieste, ma ha anche vantato un master in Knowledge management dei Politecnici di Milano, Napoli e Palermo. Napoli e Palermo però non hanno un Politecnico e il Politecnico di Milano ha smentito di aver mai organizzato il suddetto master. In realtà, secondo il sito dell’Agi, non si è trattato di un master bensì di un progetto finanziato dal ministero del Lavoro per 150 giovani disoccupati.
Cominciamo da Maria Elisabetta Alberti Casellati. Mettiamo da parte la curiosità di vedere se anche la signora della destra insisterà sulle amenità pseudo femministe in stile Boldrini e Fedeli (“Mi chiami ministra, per favore”, “Sono la Presidente”) e la certezza che la laurea lei ce l’abbia. E anzi sia avvocato, specializzata nelle cause di nullità matrimoniale presso la Sacra Rota. Il suo cursus honorum è intrecciato all’asse con Niccolò Ghedini, l’avvocato-stratega di Arcore. Ha fatto parte, fino alla recente elezione del 4 marzo, del Consiglio superiore della Magistratura (Csm), l’organo di autogoverno dei giudici italiani.
La risposta di sostanza è in questo video: è una puntata di Coffee Break su La7 del 2014. Guardatelo e vedrete che la vostra conclusione sarà: è una pasdaran berlusconiana.
Sentite e leggete. È il 10 aprile 2014. Silvio Berlusconi è appena stato condannato per problemi fiscali e interdetto per due anni dai pubblici uffici. Nello studio di La7, la conduttrice di CVoffee Break del tempo, Tiziana Panella, chiede il significato di una minacciosa frase di Berlusconi: “Senza agibilità politica scateneremo l’inferno”. La risposta è prudente, “Vedremo cosa si deciderà”) ma decisa: “È chiaro che eliminare per via giudiziaria un leader che gli italiani ritengono tutti innocente rispetto a questa condanna”.
Segue un breve passaggio un po’ complicato sulle ripetute sentenze della Cassazione: un anno prima Berlusconi fu assolto, un anno dopo condannato dalla stessa Corte, sottolinea la Alberti Casellati.
Se è vero che il nostro consenso è in ascesa da quando Berlusconi è stato condannato, questo vuol dire due cose, uno che gli italiani ritengono Berlusconi innocente, un perseguitato, due significa che gli italiani confidano solo in Berlusconi per un rilancio dell’economia”.
Tiziana Panella insiste: “Scateneremo l’inferno che vuol dire?”.
Risposta accorta: “Be’, vedremo. Scateneremo…troveremo il modo per far capire agli italiani che un’ingiustizia come questa è un colpo di Stato, un vero e proprio golpe”.
A merito di Roberto Fico va di non avere ostacolato la pubblicazione di un devastante rapporto sul disastro provocato nel mercato della pubblicità in Italia dalle politiche commerciali della Rai. Per un twist del destino, il rapporto è opera di Anna Maria Bernini, votata presidente del Senato dalla Lega, costretta a rinunciare da Berlusconi.
Di più non si può dire. Anche se è laureato in scienza della comunicazione non sembra avere nel sangue l’informazione. Sembra piuttosto un tipico prodotto dei tempi recenti. La sua tesi di laurea, all’Università di Trieste, è stata sul tema: “Identità sociale e linguistica della musica neomelodica napoletana”.
Tanti lavori, nessun lavoro e tanta ribellione che ha trovato sbocco prima in Rifondazione e nel Pds di Bassolino, poi l’incontro con il verbo di Beppe Grillo. Nel 2005 fonda a Napoli uno dei 40 meetup “Amici di Beppe Grillo”, sulla scia dei quali nascerà il Movimento 5 Stelle.
La sua ascesa politica è sull’onda del trionfo grillino. Nel 2010, candidato Presidente della Regione Campania, prese l’1,35 % dei voti; nel 2011, candidato sindaco di Napoli, ottenne l’1,38%. Poi arrivò lo tsunami dei governi Monti e Letta e il M5s spiccò il volo…