ROMA – Chitarra in chiesa, basta: è un grido di dolore, dopo anni di sofferenze inflitte a quanti frequentano le chiese italiane, costretti a sorbirsi durante la Messa lo strimpellare di chitarre scordate che accompagnano voci stonate che imitano i talent ma che non ci sarebbero mai ammessi.
Il segnale di rivolta arriva da Pordenone, da un signore di 60 anni di nome Roberto, che il Gazzettino di Venezia cita attribuendogli queste parole:
“Con tutto il rispetto, a volte durante le funzioni mi sembra di ascoltare la programmazione di Radio Birikina. Non c’entra nulla con la sacralità del momento”.
Lo racconta, sul Gazzettino, Pier Paolo Simionato, il quale osserva:
“La domanda di fondo è: durante la Messa è giusto accentuare i “toni” moderni, che strizzano l’occhio ai giovani, o bisogna invece recuperare le armonie antiche, ormai sempre più rare?”.
Subito ha replicato un fedele, Aldo, dal forum Cattolici Romani:
“Sono compiaciuto. Meglio i canti..magari gregoriani… al “rumore” delle chitarre…”
Il tema non è nuovo nel mondo cattolico, dove negli ultimi anni la Chiesa ha cercato di recuperare posizioni dopo il buonismo post conciliare.
Già nel 2008 un fedele, con lo pseudonimo di Alfar, aveva scritto, sempre nel forum:
“Mai sentita in chiesa una chitarra classica… solo roba pseudo rock talmente moscia da far ribollire il sangue… allora una bella passata di organo è meglio! oltretutto la sapessero suonare come si deve e tenessero conto dell’acustica…”.
Ancora più incongruo è lo strimpellare da osterie in certe chiese secolari del Sud, con quelle loro Madonne nere trafitte da pugnali e spine: forse le ferite sono virtuali, ma quella delle chitarre spiega che ogni tanto escono lacrime vere.
Per non parlare delle esibizioni canore stile Orietta Berti di zelanti parrocchiare, più adatte a una rievocazione del Festival di Sanremo che fu che non a una funzione religiosa.
Certo è ben vero che la differenza la fa la musica che si suona e canta e chi la suona e la canta:
“Chitarre in Chiesa? Dipende da chi e da che cosa suona”
si chiedeva nel 2012 Cantuale Antonianum
Però il canto gregoriano, così come il latino, fanno parte della identità della religione cristiana prima ancora che cattolica romana. Un conto è la traduzione delle Scritture nelle lingue nazionali, per consentire a tutti i fedeli di leggere senza intermediari quei testi, un conto sono i riti e i canti che li accompagnano. Pensate l’effetto che farebbero Yesterday, Born in the Usa, Sunday bloody sunday cantate in italiano.
Taglia la discussione quello che Ennio Morricone, ormai indiscutibile gloria planetaria, scrisse sul Messaggero di Roma, nel 2014:
“Le chitarre in chiesa non mi sono mai piaciute. Musica e religione cristiana sono sempre vissute in stretta simbiosi: alcune forme musicali sono nate e cresciute per andare incontro alle esigenze della liturgia. Pensiamo al corale, alla cantata, alle sonate di epoca barocca. Senza contare il canto gregoriano che rimane alla base di tutto.
“Nel rito cristiano la musica è uno strumento di preghiera a tutti gli effetti, dai tempi in cui il popolo di Dio, che non era in grado di capire con chiarezza la Parola, vi aderiva fideisticamente, aiutato dalle emozioni provocate dalla musica e dal canto. Nei Settanta di Paolo VI, il rinnovamento e le chitarre […] tentarono di sostituire questo tipo di elevazione. Per la frangia giovanile probabilmente ci riuscirono, se non completamente, almeno in parte. Resta il fatto che la musica religiosa rimane legata al gregoriano, al suono dell’organo, a Bach, ai grandi pezzi che quasi tutti i compositori hanno dedicato al Sacro.
“La liturgia postconciliare comportò, di fatto, la riduzione dell’utilizzo della tradizione musicale usata per secoli dalla Chiesa cattolica, benché il Vaticano II non tralasciasse di raccomandare che l’organo a canne mantenesse il primo posto tra gli strumenti, e il gregoriano avesse nelle celebrazioni il posto principale. Inoltre la polifonia avrebbe dovuto conservare una posizione speciale. Gran parte delle parrocchie si orientò invece verso i canti e la musica folk, accompagnati dalle chitarre, dalle tastiere elettroniche e dagli strumentini a percussione. […]
“Tanti precetti trovo nelle disposizioni conciliari, precetti sui quali immagino che Paolo VI sia stato d’accordo. Vogliamo innanzitutto citare quello relativo all’ingresso nelle chiese di strumenti diversi dall’organo a canne, tenendo presente che negli anni Settanta furono adoperati nelle funzioni religiosi anche strumenti etnici, in uso presso popolazioni esotiche. È possibile usare nuovi strumenti – dice la regola – a patto che siano in grado di promuovere la musica tradizionale. E ribadisce subito dopo che la Chiesa latina deve avere «in grande onore» l’organo a canne, il cui suono «è in grado di aggiungere notevole splendore alle cerimonie e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti».
“Quanto alle chitarre, elettriche e non, alle tastiere e agli altri strumenti in uso nei gruppi rock, c’è un via libera, ma con cautela: «Si possono ammettere nel culto divino altri strumenti, purché siano adatti all’uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l’edificazione dei fedeli».
“Siamo sicuri che le varie messe rock che si ascoltavano in quegli anni contribuissero all’elevazione dei fedeli? Ripeto: il Pontefice non si sarà espresso in modo contrario nella necessità di non disperdere l’afflusso dei giovani, ma io ero, sono sempre stato e rimango contrario.
Mi trovo del resto in ottima compagnia. Anche il maestro Riccardo Muti ha più volte invocato il ritorno alla grande musica sacra. Ho trovato una sua netta dichiarazione in questo senso:
«Ho denunciato il costume (io lo chiamo malcostume) di suonare in chiesa canzoncine banali accompagnate da strimpellatori, con testi vuoti di significato e profondità in luoghi dove allora sarebbe meglio il silenzio per raggiungere un senso di congiungimento col divino. Se si pensa alla forza genuina e trascinante che hanno i gospel afro-americani… Mi stupisco che i parroci continuino a tollerare l’oblio degli organi a canne.
“Il Papa emerito, Benedetto XVI, che è un eccellente musicista, ha fatto notare che molte chiese sono dotate di organi che potrebbero essere suonati da qualsiasi allievo di conservatorio. Il non servirsene è un segno di decadimento della società oppure di coloro che dovrebbero sovrintendere a questo messaggio? Nelle nostre chiese una volta risuonavano Orlando di Lasso, Marenzio, Palestrina. Oggi è interessante Arvo Pärt. Non certo altre cose»”.
https://www.youtube.com/watch?v=KJehwQL5nAU
https://www.youtube.com/watch?v=7gPan_INmjE
https://www.youtube.com/watch?v=QtFPdBUl7XQ