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Cnel, da Renzi a Salvini-Di Maio, 20 milioni di risparmio, 1 punto di spread fa 1 miliardo

di Sergio Carli |19 Maggio 2018 20:05

Cnel, da Renzi a Salvini-Di Maio sarebbe da ridere se non fosse una tragedia. Italiana

Cnel, da Renzi a Salvini-Di Maio sarebbe da ridere se non fosse una tragedia. Italiana

Cnel da abolire? Lo diceva Renzi. Lo dice il programma del governo eventuale fra Lega e M5s. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Il Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro, in sigla Cnel, è tra gli enti inutili che Salvini e Di Maio hanno incluso nella loro agenda riformatrice. Lo trovate al punto 20 del programma. Era anche uno dei punti qualificanti del progetto di riforme costituzionali che l’incauto Renzi sottopose a referendum fallendo miseramente.

Tre considerazioni.

1. Fare della abolizione del Cnel in nome del risparmio una bandiera  del riformismo è patetico indice di povertà mentale. Lo era anche la trasformazione del Senato in un rifugio per politici sotto inchiesta. Lo è anche il taglio dei parlamentari. Abbiamo un bilancio statale da 500 miliardi, cui si aggiungono oltre 200 miliardi di interessi su debiti per ben più di duemila in inarrestabile crescita. La sola Camera costa un miliardo  un quarto del quale va per le pensioni degli ex dipendenti. Nella logica della logica un po’ demenziale della rivoluzione gialloverde, ammazzarli sarebbe una riforma un po’ radicale ma risparmiosa. Non aveva suggerito Tito Boeri, messo da Renzi a capo dell’Inps: “Chi percepisce pensioni più alte ha un tasso di mortalità più basso della media nazionale e questo ci dice che interventi perequativi sugli assegni in essere avrebbero “un impatto sul sistema pensionistico ancora più forte” diventando una “fonte di risparmio importante”?

Che si tratti di pretesti, di bandiere simboliche della politica, di caccia all’untore, lo dimostrano i numeri. Chiudere il Cnel può fare risparmiare mssimo 20 milioni di euro all’anno, anzi meno perché il personale resta e i numeri ballano. I tagli proposti da Salvini e Di Maio sono in effetti piccolezze, briciole, polvere negli occhi ai loro sprovveduti elettori, se confrontati con quanto ci costa in maggiori interessi (effetto Borsa a parte) il solo aumento dello spread per effetto del balletto fra Salvini e Di Maio. Abbiamo un po’ più di 200 miliardi di debiti, un punto percentuale di maggiori interessi da pagare fa 2 miliardi, il doppio del costo della Camera.

Se guardate le tabelle che trovate a questo link con tutti i dettagli dei conti pubblici, vi rendete conto che questi politici e politicanti fanno solo chiacchiere.

In questo anche Renzi ha le sue colpe. Appena diventato primo ministro, mandò in soffitta la spending review, o il suo simulacro, che Monti aveva faticosamente montato. Si tenga presente che la gestione del giorno per giorno dello Stato italiano è positiva fin dai tempi di Tremonti e Berlusconi. Detta rozzamente, sono 537.944 miliardi di entrate nel 2018, contro 511.429 miliardi di spese correnti, cui vanno aggiunti, e qui si sfora, 52.453 di spese in conto capitale. Poi però arriva il conto del debito: 77.491 miliardi di interessi da pagare, 227.946 miliardi di prestiti venuti a scadenza da rimborsare. Il conto finale: 537.944 miliardi di entrate, 641.374 miliardi fra spese correnti, in conto capitale e interessi, 103.429 miliardi il deficit. Sommati ai 227.946 miliardi di prestiti da rimborsare fanno 331.375 miliardi che il futuro ministro dell’Economia dovrà trovare in banca, cioè più di metà di quello che incassa lo Stato spremendoci come limoni e che l’astuto Borghi Aquilini vuole siano abbuonati in misura di 250 miliardi.

2. Capite che sono tutti dei pagliacci. Per compiacere i loro sanculotti e descamisados, Lega e Movimento 5 stelle seminano il panico nel mercato finanziario e questo, ogni giorno che passa, ci costa quanto l’abolizione del Senato. La riforma che, con tante altre, ora Lega e M5s promettono fu proposta da Matteo Renzi. Lega e 5 stelle a suo tempo la bocciarono. Ma guarda un po’ che giocherelloni. Prima bocciate, poi vi appropriate e riproponete. Il caso Cnel da la misura del patrimonio di goodwill che Renzi ha sprecato riuscendo a catalizzare una antipatia, in molti casi odio, non per la sostanza delle cose proposte ma per come lo ha fatto. Cazzate erano quelle di Renzi (Cnel, Senato), cazzate sono queste di Lega e grillini.

3. Eppure Renzi gli italiani lo hanno preso a sberle, a questi qui li adorano. In mezzo c’è stato il mai abbastanza biasimato Governo Monti. È stato in quell’infausto biennio che la forza elettorale di Beppe Grillo e del suo Movimento 5 stelle è esplosa.  Però Renzi non è stato capace di fare nulla per rimediare agli errori tipo Fornero (non la legge nel suo insieme, ma alcune sciocchezze di burocrati) né di proseguire sulla strada delle riforme. Eccezione positiva il Jobs Act, la riforma dello Statuto dei Lavoratori, tutela dei fannulloni e dei lavativi, piombo ai piedi delle aziende, una delle prime cause della depressione italiana. Ma anche lì, finito l’effetto immagine, non ci sono state capacità e volontà di continuare fino in fondo,, con politiche e strategie coerenti e efficaci.

Renzi ha creduto di poter continuare a comunicare a colpi di battute, slogan e tweet, come aveva fatto prima della presa del potere (ricordate? “Rottamiamoli”). Ma noi non ci accontentiamo di battute e promesse tipo “stai sereno”. Vogliamo risultati. Monti promise, ci mandò in rovina, mise Grillo in orbita perché la sua azione di governo fu da barzelletta. La spending review un gimmick di pr. Oggi Monti è poco meno che desaparecido. Quei pochi che lo nominano, lo fanno con cautela.

Renzi ha messo a fare le leggi per conto del primo ministro la capa dei vigili urbani di Firenze a capo dell’Inps un professore che scriveva su Repubblica. Non poteva andare lontano.

Mentre lui twittava, il ministero del Lsvoro, inzeppato di ex sindacalisti, difendeva anche gli errori più marchiani della legge Fornero, l’Inps negava agli anziani i più elementari diritti contando sulla loro morte,  l’Italia diventava il paradiso dei ladri mentre, asciugata l’ipocrita lacrima buonista, abbandonava i migranti alla cura di coop e preti, senza una politica, senza anche solo un poco di coerenza con la falsamente evocata missione umanitaria.

Il Pd e Renzi hanno pagato per colpe anche non loro ma alla fine della catena di errori e ingiustizie c’è sempre qualcuno che paga. Una volta con la testa, oggi con l’oblio.

In piena rivoluzione siamo. Seguiranno 20 anni come con Mussolini? 70 anni come con Stalin? 10 come in Francia prima di avere Napoleone?

Sono altri tempi, siamo ingabbiati dall’Europa. Ma in Europa nessuno ci vuole bene. E non da ieri. Eravamo una espressione geografica, eravamo traditori doppiogiochisti, ora baluardo della democrazia da noi è rimasto Berlusconi. Si lui quello di Ruby e del film di Sorrentino.

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