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Corpo delle donne in pubblicità. Boldrini: Regole, o “puoi farne quel che vuoi”

di Marco Benedetto |12 Maggio 2013 10:13

Laura Boldrini: limitare la pubblicità con donne

Aria assai retro dalle parti di Laura Boldrini, sembra di essere tornati ai tempi del femminismo doc e delle donne oggetto.

Laura Bodrini, presidente della Camera di provenienza Sel (Nichi Vendola) con i voti del Pd (uno dei colpi di genio del mai tanto compianto Pierluigi Bersani o di uno dei suoi mignon che poi lo hanno scaricato), ha dato una intervista al Mattino di Napoli, di cui l’Ansa, agenzia di stampa con un certo imbarazzo ha diffuso una sintesi.

Secondo Laura Boldrini servono

”norme sull’utilizzo del corpo della donna nella comunicazione e nella pubblicità” perché “se la donna viene resa oggetto nella sua immagine puoi farne quel che vuoi”.

La frase fa venire i brividi, non solo per tutte le implicazioni un po’ da talebani di frasi come questa che ormai ci hanno sfinito e che proprio le donne hanno dimostrato di non accettare né subire, ma anche  perché tradisce una visione anche un po’ offensiva verso le donne stesse, capaci di distinguere e tracciare nettamente i confini tra la propria libertà di esibire e la propria dignità.

Ma perché prendersela con la pubblicità? Se Laura Boldrini volesse uscire un po’ nelle strade di Roma in questi giorni di primavera incerta, vedrebbe delle esibizioni di cleavage e altre parti del corpo femminile molto più provocanti di un cartellone pubblicitario, tali, come scrisse il poeta Niccolò Bacigalupo, “da far perdere la coscienza a un cappuccino”.

Cosa dovrebbe fare la Polizia secondo Laura Boldrini: misurare, in base alla legge da lei auspicata, la quota di carne femminile esibibile? Imporre il chador o il burqa forse sarebbe la soluzione migliore.

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