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Di Maio & Di Battista, international gaffeurs, visti da Repubblica e dal Fatto

di Sergio Carli |3 Settembre 2019 10:06

Di Maio & Di Battista, international gaffeurs, visti da Repubblica e dal Fatto. Nella foto: i due "dioscuri" con i gilet gialli

Di Maio & Di Battista, international gaffeurs, visti da Repubblica e dal Fatto. Nella foto: i due “dioscuri” con i gilet gialli

Di Maio & Di Battista a Parigi. Brutta figura internazionale, l’ennesima. Questa volta con i gilet gialli che li avrebbero praticamente spernacchiati. Questo almeno stando al racconto di Andrea Bonanni su Repubblica. Se poi leggete Salvatore Cannavò sul Fatto, pensate si stia parlando di altra gente, altro partito, altro Paese.

I due articoli, scritti in eccellente italiano, cosa ormai sempre più rara, e con una assoluta aderenza alla realtà apparente, sono due interessanti esempi di come l’obiettività sia una variabile molto dipendente fino alla soggettività.

Bonanni per primo.

“I 5Stelle sono andati nella banlieu di Parigi per incontrare l’esponente di una frangia minoritaria dei gilet gialli. Che per ora ha escluso un’alleanza politica. È la fotografia dell’immagine internazionale del nostro Paese. Il vento del cambiamento ha valicato le Alpi”, proclama minaccioso Luigi Di Maio. In attesa che cada la Bastiglia, le Alpi per ora le hanno valicate loro”.

Di Maio e Di Battista, secondo Bonanni, hanno incontrato a Parigi “un esponente di una frangia minoritaria dei gilet gialli, l’unica che abbia accettato di vederli. Christophe Chalençon, un fabbro che ritiene “inevitabile” la guerra civile, ha parlato a nome del gruppo RIC, guidato da Ingrid Levavasseur, che presenterà candidati alle europee.

“La signora Levavasseur aveva “impegni personali” e non ha potuto trovare il tempo per stringere la mano al vice presidente del Consiglio della Repubblica italiana. Il signor Chalençon si è dichiarato “d’accordo su tutto”, con Di Maio e Di Battista, ma ha escluso per ora una alleanza politica con il M5S.

“Se non fosse così atrocemente farsesco, questo ennesimo episodio della diplomazia italiana in salsa Cinquestelle potrebbe fotografare con nitidezza lo stato di drammatico degrado in cui i nuovi padroni del vapore hanno gettato l’immagine internazionale del nostro Paese”.

La serie è lunga. C’è stata la umiliazione inflitta a Salvini dai sovranisti polacchi; la gaffe del ministro italiano della Difesa in gonnella, che annuncia unilateralmente il ritiro dei soldati italiani dall’Afghanistan senza neppure avvertire, non diciamo il Parlamento, ma almeno il ministro degli Esteri;  il governo che si schiera a difesa di Maduro, che Salvini peraltro definisce pubblicamente “un dittatore comunista”, isolando l’Italia in Europa e schierandola a fianco di Erdogan e Putin; la ancor più grave gaffe del primo ministro Conte che, facendo impallidire la memoria del peggior Berlusconi, “si fa sorprendere a sparlare del suo vice premier leghista con la cancelliera Angela Merkel come neanche una portinaia pettegola”.

Adesso, rincar la dose Bonanni, “ci tocca assistere al “De bello gallico” di Luigi di Maio. Prima la polemica demenziale contro “il colonialismo” francese nel Sahel, dimenticando che, senza le truppe francesi in quella regione, la guerriglia jihadista avrebbe già moltiplicato per dieci il numero dei profughi diretti a Lampedusa. Poi la tentata sponsorizzazione dei gilet-jaunes, che hanno risposto con uno sdegnoso rifiuto alle offerte di aiuto italiane. Ieri l’ultima, umiliante performance e l’ennesima presa di distanze. Quando “il vento del cambiamento” valica le Alpi, perfino i gilet-jaunes arricciano il naso.

Leggiamo la versione di Salvatore Cannavò. Percepibile è l’imbarazzo, ma la linea del giornale è ormai degna dell’Unità dei bei tempi. Bisogna leggerlo come i palinsensti della Bibbia.

“Missione a Parigi alla ricerca del “giallo”. È quanto hanno fatto i “dioscuri” del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, in Francia per incontrare i famosi Gilet gialli. Incontro non facile perché il movimento francese è fluido e sfuggente. L’incontro è avvenuto con alcuni rappresentanti della costituenda lista Ralliement d’initiative citoyenne (Ric), decisa a presentarsi alle prossime elezioni europee. Di Maio e Di Battista hanno visto Christophe Chalençon, uno dei leader del progetto di lista capitanato da Ingrid Levavasseur, celebre per le sue presenze a Bfm Tv”. (…)

“In un clima definito “di grande entusiasmo” accanto ai due leader c’era anche una autorevole delegazione del M5S al Parlamento europeo, con il vicepresidente Fabio Massimo Castaldo e gli eurodeputati Tiziana Beghine Ignazio Corrao. Segno di un interesse a discutere della formazione di un comune gruppo parlamentare europeo.

“Chalençon, intervistato da Le Parisien, ha messo la sordina su questo aspetto, rinviandolo in avanti, ma si è detto “molto soddisfatto” del vertice. Sintonia sui temi dell’immigrazione – “bisogna aiutarli a casa loro” – ma anche sul Venezuela. A proposito delle europee, in serata fonti del M5S hanno riferito di un chiarimento tra Chalençon e Di Maio: “Non un matrimonio, ma un comcubinato””. 

Qui la cronaca si fa surreale: “L’asse con i Gilet gialli consente al M5S di consolidare il proprio profilo politico e di rilanciare anche la piattaforma Rousseau. Chalençon infatti è uno degli sponsor di NOos-Citoyens “strumento digitale d’intelligenza collettiva proposto ai cittadini per organizzarsi”. Presentandola sul web, Chalençon la definisce il “Tgv del Terzo millennio” destinata a rivoluzionare il modo di organizzarsi e di raccogliere e poi votare le “rivendicazioni dei cittadini”. Un approccio in sintonia con la “piattaforma Rousseau” della Casaleggio Associati”.

Viene da dire: “mamma mia…”.

Cannavò, prudente, mette le mani avanti: “Nel mondo dei Gilet gialli, Chalençon è visto con sospetto per via della sua esposizione mediatica, per posizioni razziste o comunque di estrema destra anche se lui dichiara di aver votato En Marche!, quindi per Emmanuel Macron, alle ultime elezioni”.

Sul fondo c’è un “progetto di “lista gialla” alle Europee con Ingrid Levavasseur. Molti ritengono possa rappresentare una trappola per il movimento, o un aiuto indiretto allo stesso Macron perché drenerebbe voti ai due principali partiti di opposizione: La France Insoumise di Jean Luc Mélenchòn e Rassemblement National di Marine Le Pen”. 

L’operazione “Europee” non sarà semplice, ammette Cannavò. “Uno dei leader più “duri”, Eric Drouet, si è infatti detto fortemente “contrario a ogni iniziativa politica fatta in nome” del movimento. E Drouet è uno dei leader maggiormente corteggiati dalla sinistra di Mélenchon, che proprio ieri è scesa in piazza in una inedita giornata “rosso-gialla”: le bandiere del sindacato Cgt, dei comunisti e dei rivoluzionari vari accanto a una forte presenza di Gilet gialli, 20 mila a Parigi, 300 mila in tutta la Francia”.

 

 

 

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