Dopo Napolitano. Scalfari ha un candidato segreto. Draghi? Come Berlusconi?

di Sergio Carli
Pubblicato il 20 Maggio 2014 - 11:08 OLTRE 6 MESI FA
Dopo Napolitano. Scalfari ha un candidato segreto. Draghi? Come Berlusconi?

Mario Draghi: è lui il candidato segreto di Scalfari per il Quirinale?

Giorgio Napolitano ha già annunciato che lascerà e Eugenio Scalfari si chiede: chi sarà il nuovo Presidente della Repubblica italiana?

Scalfari la risposta ce l’ha già ma non lo vuole dire. Magari lui non ci crede, ma, visto quello che si dice in giro sui suoi candidati sempre bruciati e vista l’importanza della partita, giustamente è meglio non esporsi. Un po’ di scaramanzia non guasta. Anche con Matteo Renzi in fondo è andata così: fin che Scalfari lo ha osteggiato, Renzi galoppava, come gli ha esteso la sua benevolenza, non si sa quanto sinceramente sentita o quanto forzata, è cresciuto il numero di quelli che hanno iniziato a percepire i limiti di Renzi.

Non sembra che molti abbiano colto la battuta di Scalfari sul dopo Napolitano, buttata lì, in fondo a un articolo della domenica. O forse i questo momento altre priorità assorbono l’attenzione della politica. Ma Eugenio Scalfari, con la vista lunga che sempre è stata sua e che con l’età è aumentata, ha cominciato a porre il problema: chi ci sarà al Quirinale al posto di Napolitano, forse fra qualche mese, visto che si parla di elezioni a ottobre?

Premessa di Scalfari:

“Si porrà anche, ad un certo punto, il problema del Quirinale già preannunciato da Giorgio Napolitano. Ci sono vari possibili e validi candidati anche se sarà difficile che sappiano emulare il Presidente uscente”.

 

Non tutti la pensano come lui e non solo Beppe Grillo o l’ingrato Berlusconi, ma il passato è passato, è inutile piangerci su. Guardiamo avanti:

“Personalmente ho un’idea chiara in proposito ma dirla ora significherebbe soltanto bruciarla”.

 

La persona che, Napolitano a parte, ha ottenuto negli ultimi tempi le lodi di Scalfari con maggiore intensità e frequenza è Mario Draghi, confinato, in un’ottica provinciale italiana, alla Bce dalle manovre di Berlusconi. Berlusconi vedeva in Draghi un potenziale successore e Giulio Tremonti, che allo stesso posto di primo ministro aspirava, era addirittura accecato dall’odio. Alla fine, l’Italia si impegnò con Nicolas Sarkozy a pagare una serie di prezzi che ancora non è terminata, dalle centrali nucleari alla Parmalat alla Libia e in cambio ne ottenne il sostegno presso Angela Merkel per mandare Mario Draghi alla Banca centrale europea.

In un certo senso su la fortuna di Draghi, che ne sta emergendo come figura politica continentale, ripulendosi dei peccatucci provinciali di quando faceva la guerriglia dei comunicati per Berlusconi. Per Berlusconi e Tremonti non ci fu invece nulla da fare e non tanto per Ruby o altri scandali, ma proprio per il loro fallimento politico.

L’idea di Draghi al Quirinale non è nuova, lo stesso Berlusconi a un certo momento la lanciò, senza successo. Sarebbe una divertente curva del destino che Scalfari e Berlusconi la pensassero uguale.

Quello della successione di Napolitano non è un problema di domattina, avverte Scalfari, ma è sempre meglio pensarci per tempo:

“C’è ancora tempo ma a quel punto è sperabile che la candidatura quale che sia venga accettata dalle Camere rapidamente.

“Il Quirinale è la più alta magistratura e personifica lo Stato. Gli italiani amano poco lo Stato ed esso ha fatto complessivamente assai poco per essere amato.

Questo sarà il compito del futuro: uno Stato amato, un’Europa federale che sia competitiva sui grandi temi nella società globale”.