“Femminismo d’accatto”: il Fatto vs Boldrini, Fedeli, celano la loro “inettitudine”

"Femminismo d'accatto": il Fatto vs Boldrini, Fedeli, celano la loro "inettitudine"
“Femminismo d’accatto”: il Fatto vs Boldrini, Fedeli, celano la loro “inettitudine”

ROMA – Da Cronaca Oggi, notizie da Italia e mondo scelte da Marco Benedetto.

Un divertente e formidabile quasi violento affondo contro il “femminismo d’accatto” tipo Laura Boldrini o Valeria Fedeli è stato tirato da Silvia Truzzi, giornalista molto brava e donna (finora Boldrini & C. non ci hanno ancora fatto cambiare, per i maschi, la finale del nostro mestiere, che è a, e quindi per loro femminile, in o, giornalisto.

Ergo la precisazione è d’obbligo). L’articolo è uscito su un giornale come il Fattoche di sinistra certo è…e anche parecchio femminista, almeno per gli altri (il Fatto, come Repubblica, predica molto bene, ma se cercate donne nel vertice del giornale, non dell’azienda, non ne trovate tante).

Divertente e anche coraggioso e anche controcorrente, perché finora non sono pervenuti grandi segni di non ossequio pedissequo mieloso e opportunista, nei confronti delle due icone, diciamo così.

Lo spunto:  un attacco di Oscar Farinetti, un genio del marketing e altro non ci appulcro a Marta Fana, ricercatrice di economia. La Fana aveva

“accusato Farinetti di sottopagare i suoi dipendenti e anche parlato dello sciopero con cui questi avrebbero protestato per le loro condizioni contrattuali”.

Le accuse della Fana a Farinetti, basate su quanto di dominio pubblico, sono state anche più articolate, ma le lasciamo ai siti che le hanno riportate, vedessi mai che Farinetti ci querela come ha promesso di fare con la Fana.

O che finiamo sbranati da qualche agente del Pd, come ha fatto il deputato Michele Anzaldi. Se lo avesse fatto un berlusconiano ai tempi della Standa, sarebbe venuta giù l’ Italia.

Il punto dell’articolo di Silvia Truzzi non è costituito comunque dalle imprese di Farinetti o dagli exploit dei suoi difensori. Il punto che Marta Fana, che non concorre al Grande Fratello ma lavora presso l’istituto di studi politici di Sciences Po a Parigi, si occupa di politica economica e in particolare di economia del lavoro e disuguaglianze. Collabora con il Fatto e con la rivista Internazionale.

A far saltare la mosca al naso a Silvia Truzzi è stato il fatto che Farinetti furioso si sia rivolto per tutta la trasmissione alla Fana con l’appellativo di “signorina”. Nossignore, ruggisce Silvia Truzzi: il suo titolo è “dottoressa”:

“Dovrebbe saperlo Natale Farinetti detto Oscar”, che per rimediare al fatto di non essere lureato come ambivano i suoi genitori ha sbandierato ai quttro venti una laurea ad honorem della Università di Urbino.

“In quel “signorina” c’è tutto il disprezzo dei potenti verso chi non lo è: l’aggravante è che Farinetti vuole pure venderci la favola dell’imprenditore illuminato, del nuovo Olivetti”.

E qui c’ la morale del discorso:

“È davvero stupefacente che a fronte di questo trattamento riservato a una ricercatrice, pienamente titolata a discutere delle materie che studia, nessuna ministra, nessuna sindaca, nessuna sottosegretaria abbia battuto ciglio, quando ormai qualunque obiezione si faccia a queste nostre rappresentanti è bollata come sessismo. Nemmeno un tweet dalla paladina dei diritti lessicali delle donne Laura Boldrini o da Valeria Fedeli, la cui frase più significativa resta quel monito a un incauto giornalista: “Potrebbe chiamarmi ministra, o è complicato?”. Quello che è accaduto 〈in tv〉 prova 〈…〉 che questo femminismo da accatto, quando non è un’arma per celare la propria inettitudine, è una bandierina finta, agitata per distrarre e subito ammainata quando, dalla cosmetica, si passa alla politica.

Resterà negli annali della Repubblica italiana la messinscena orchestrata quattro anni fa da Laura Boldrini, che ha costretto la Camera a una apertura straordinaria, nemmeno ci fosse da dichiarare la guerra, per fare approvare in agosto invece che un paio di settimane dopo la quasi inutile legge sul femminicidio.

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