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Ferragosto a casa in città, ricordi di un tempo che non rimpiango, come è tutto più bello oggi

Dedico questa divagazione a chi passa il Ferragosto in città a casa propria. Ricordi, esperienze, nostalgia.

Com’erano vuote le città una volta in agosto sotto Ferragosto ma si stava benissimo. Era piuttosto il senso di vuoto e di solitudine che ti struggeva in questi giorni dove poi il caldo era già passato.

Nella mia memoria sempre intorno alla metà del mese il tempo rompeva: pioveva e la temperatura scendeva. Ricordo che a Torino tanti anni fa andavi a cena in collina col maglione ed era il 20 d’agosto

E anche quest’anno sembra che andrà così. almeno per qualche giorno.

I temporali di Ferragosto e l’odore dell’ozono

Ferragosto a casa in città, ricordi di un tempo che non rimpiango, come è tutto più bello oggi – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Ma quand’ero bambino avevo poca sensibilità per il caldo. Adoravo l’odore di ozono nelll’aria dopo un temporale. Ma ero sempre solo. Tutti erano al mare, ai laghi, in montagna, in campagna e io lì in casa da solo con la mia mamma e il mio papà perché non potevamo permetterci di andare da qualche parte

Un amico condivideva con me quel destino. Ricordo un Ferragosto di sessant’anni fa, col mio amico Cecco Rossi, noi due soli a Genova vuota, noi scendevamo per via Bertani e sognavamo gloria e successo, avevamo 16 anni.

Poi invece apprezzai il Ferragosto in città dieci anni dopo, quando lavoravo all’Ansa. Quell’anno feci le ferie in un luglio bellissimo, scoprii la Calabria con un calabrese, Cesare Lanza e con un mio amico romano, Licinio Germini. Le macchine non avevano ancora l’aria condizionata, un deflettore ti proteggeva dal flusso d’aria mentre andavi a 100 all’ora col finestrino abbassato. Il traffico era intenso sulla nuova Autostrada del Sole, ma non era la follia di oggi. Poi in agosto stavo in città a lavorare, si stava proprio bene.

Però una volta ristoranti erano tutti chiusi, i negozi erano chiusi, tutto era chiuso. Non c’erano i supermercati, parliamo di un’altra Italia, mezzo secolo fa. Adesso invece Roma è invasa dai turisti, i romani sono fuori, mi dicono che in piazza in Piscinula non ci sono macchine. Ma la strada è piena di gente perché passano queste milizie truppe d’occupazione che sono i turisti. Molti ristoranti sono aperti, fornai e pizzerie anche.

Lisbona e Roma, due capitali a Ferragosto

Qui a Lisbona si sta bene, c’è fresco non freschissimo ma l’aria dell’oceano abbassa la temperatura: la vita procede normale, anche qui sommersi dai turisti.

A Roma si muore di caldo ma in compenso le strade, anche le grandi arterie come i Lungotevere, sono letteralmente vuote.

Ma dovete stare attenti. L’assenza di macchine induce in tentazione e viene naturale fare infrazioni. Ma i vigili sono in agguato, accaniti perché non li hanno mandati in ferie, pronti a fare i controlli che negli altri undici mesi il caos del traffico li induce a sorvolare.

Una delle poche multe che ho preso nella mia vita è stato in agosto, facendo una inversione in via Zanardelli. In tempi normali, nessuno ci fa caso, a parte qualche compulsivo suonatore di clacson. Ma quel giorno mi andò male, subito il vigile mi si parò davanti: come te movi te fulmino.

Solo in Italia c’è questa tradizione. Ferragosto è Feriae Augusti imperatore di un territorio e di un Paese di contadini, un Paese che ha vissuto di agricoltura fino alla fine dell’800.

Agosto è il mese della pausa dei lavori in nei campi. La tradizione si è trasferita nella vita industriale: la Fiat chiudeva e chiude a fine di luglio e apriva verso il 20 agosto. E allora tutti via tutti al sud, a riposare con i parenti in pausa contadina.

Mi è rimasta impressa nella memoria una scena di 40 anni fa. Andai alla stazione di Torino un pomeriggio di fine luglio (ero con un mio amico calabrese che disprezzava i meridionali, naturalmente, e esclamava “guarda ‘sti Napoli” in puro accento ionico).

Guardavamo un lungo treno assalito da orde di gente che partivano verso le loro città le loro campagne e le loro famiglie le loro case

Rimasi impressionato la prima volta che andai a Londra nel 67 avevo 22 anni e nel giorno di Ferragosto mi aspettavo nella mia provinciale ignoranza un deserto come in Italia.

Invece rimasi sbalordito: la città era piena di gente, tutto si muoveva freneticamente, agosto era come un altro mese (anche se adesso anche loro inglesi e anche gli americani un po’ hanno preso il gusto della vacanza estiva).

Che delusione. Però poi passa qualche giorno, viene lunedì: non vedo nessuno, tutto fermo, tutto chiuso.

Cosa era successo e succede: gli inglesi che sono più furbi di noi, invece di fare le feste a metà settimana che poi portano i ponti e rompono il ritmo del lavoro, li fanno all’inizio della settimana, con l’eccezione di Santo Stefano e lunedì di Pasqua.

Li chiamano BankHoliday, festa delle banche in cui tutto è chiuso, le banche chiudono, tutte le attività si fermano

Le date delle Bank Holydays 

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Marco Benedetto