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Francia, messaggio alle “matriote” italiane: la grammatica non si tocca

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Grammatica inclusiva? La Francia snobba e rigetta l’appello delle femministe della lingua

ROMA – Francia, messaggio alle “matriote” italiane: la grammatica non si tocca. La notizia di sicuro non piacerà alla “presidentessa” Boldrini e nemmeno all’ultima iscritta al club dei censori (censuratrici?) della lingua quale fonte e presidio del dominio del maschio, la scrittrice Michela Murgia, la quale suggerisce di sostituire la parola “patria” con “matria”.

Non piacerà alle autonominatesi “matriote” che la Francia laica, politicamente corretta e de-machizzata abbia derubricato a corbelleria irricevibile l’appello di circa 300 docenti (maschi e femmine, ma il plurale discrimina le prof?) a una “grammatica inclusiva”. Cioè, per ottenere lo scalpo del deplorevole patriarcato, si vuol tagliare la testa alla lingua francese.

Dicono i/le docenti che bisogna smettere di insegnare la regola secondo cui il genere maschile debba obbligatoriamente prevalere su quello femminile e chiede al governo di fare altrettanto. Il ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, ha risposto picche. Riconoscendo che l’espressione, spesso usata sui banchi di scuola, “il genere maschile prevale su quello femminile”, non sia “certamente la migliore formula”, il ministro dichiara di “non essere favorevole” all’introduzione di una nuova regola in nome della parità tra i sessi.

“Bisogna dire semplicemente che dinanzi al plurale, bisogna coniugare al maschile, che nella lingua francese equivale spesso al genere neutrale”, sostiene Blanquer, dicendosi “preoccupato per i ripetuti attacchi alla lingua francese”. Per sostituire la contestata norma usata in Francia dal XVII/o secolo, i firmatari propongono, tra l’altro, la cosiddetta ‘regola di prossimità’. Esempio: “Nicola e Giulia sono belle”. Oppure: “Uomini e donne sono contente”. Per loro (essi/esse), oltre al fatto che non sia sempre esistita, la prevalenza del maschile sul femminile è una convenzione altamente discriminante. Soprattutto riflette la volontà politica di subordinare le donne.

A dimostrazione viene citato un passaggio del testo di Grammatica Generale di Beauzée (1767) secondo cui il “maschile è ritenuto più nobile rispetto al femminile a causa della superiorità del maschio sulla femmina”. La battaglia sulla ‘grammatica inclusiva’ segue quella sulla scrittura inclusiva (esempio: studente.ssa) a cui si è già opposto il governo, mentre l’Académie francaise ha evocato un “rischio di morte” per la lingua di Molière.

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