ROMA – Con l’attacco a testa bassa a Matteo Salvini (“Piazzisti da quattro soldi per raccattare voti”, il segretario della Cei Nunzio Galantino ha ottenuto due risultati negativi:
1. ha fatto fare una gran bella figura a Salvini e alla Lega, le cui posizioni preoccupano molti dirigenti del Pd impegnati nel territorio perché sono condivise da tanti italiani che vivono la vita reale fuori dal recinto del Palazzo (molti si chiedono, anche a sinistra, come posano parlare il Papa che vive protetto da centinaia di guardie svizzere e da schiere di polizia italiana e Laura Boldrini, in auto blindata, circondata da poliziotti e ciber poliziotti postali?);
2. ha abbassato il livello del linguaggio vaticano a livello leghista, che è molto basso; come se avesse buttato il clergyman o la mantellina rossa per indossare la canottiera di Bossi; ci manca solo il dito medio dello sfregio leghista e poi la metamorfosi sarebbe completa.
Servito di palla gol, sempre in cerca di occasioni di presentabilità davanti ai ceti medi sempre più stanchi dell’ipocrisia della sinistra da salotto, Matteo Salvini l’ha fatta da gran signore:
“La mia non è una polemica con la Chiesa ma con qualcuno che straparla a nome della Chiesa. Ricordo monsignor Maggiolini, altro che Galantino: valeva dieci monsignor Galantino. Diceva, anni fa, che era in corso una invasione. Ma ora c’è qualcuno che fa politica a nome della Chiesa”.
Annota il redattore della agenzia ANSA, che ha raccolto le parole di Salvini, che Bruno Maggiolini, morto nel 2008, è stato vescovo di Como.
Matteo Salvini ha poi aggiunto:
“Conosco tantissimi uomini di Chiesa di alto livello che dicono che l’accoglienza deve avere un limite o delle regole; altri, invece, o straparlano o ci guadagnano”.
Quanto all’invito di papa Francesco ad accogliere gli immigrati, Salvini ha detto:
“Sono parole che possono andare bene per un Papa ma poi un padre, un sindaco deve pensare ai suoi figli e ai suoi fratelli, e dire che bisogna imporre delle regole. Dire che bisogna accoglierli tutti, secondo me, è sbagliato”.
Non è la prima volta che un’uscita del vescovo Nunzio Galantino, sbalzato dall’incauto Papa Francesco a segretario della commissione episcopale italiana da reggitore della diocesi di Cassano allo Jonio in Calabria si traduce in autogol. Una sua polemica con Berlusconi a proposito delle frequentazionidi prostitute minorenni provocò la reazione di uno dei capisaldi dell’antiberusconismo, il Fatto, che in una vignetta da Vauro immortalò l’incongruenza di certe prediche e al loro ipocrisia. Nella vignetta di Vauro si vedeva un nano Berlusconi e un vescovo in divisa che lo redarguisce.
Titolo della vignetta: “Sesso con minori, i vescovi contro Berlusconi”.
Fumetto: “È roba da preti!”.
Commentò all’epoca (marzo 2015) Blitz quotidiano:
Con l’ultima uscita di mons, Nunzio Galantino i vescovi italiani hanno ignorato un fondamento dell’insegnamento di Gesù Cristo, “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” e hanno passato il limite della ingerenza nelle cose italiane.
Alla ricerca di titoli sui giornali, Galantino se l’è presa di recente anche con Matteo Renzi, per i troppi annunci e le poche cose concrete realizzate, come se demolire, almeno in parte, l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori fosse cosa di tutti i giorni.
Prendersela con Berlusconi è un po’ come sparare sulla Croce rossa, anche se i danni recati all’Italia da Berlusconi non sono tanto frutto delle sue abitudini sessuali ma del suo imbroglio politico.
Ma il giudizio politico su Berlusconi tocca ai cittadini italiani, e anche ai preti come cittadini italiani, non come sacerdoti di una religione non più di Stato, che deve a sua volta fare i conti con la debolezza umana dei suoi ministri.Dietro l’apparente allineamento a sinistra sul tema Berlusconi, c’è il veleno che vuole inquinare alcuni dogmi laici, su cui da 40 anni la sinistra italiana, specie la parte più avanzata e meno cervello all’ammasso, combatte: aborto, divorzio, eutanasia, testamento biologico…”