Insegnando il genovese, un comico misura la distanza fra politicamente corretto e italiani

Il comico Andrea Di Marco con il dialetto genovese insegna il politicamente corretto agli italiani
Insegnando il genovese, un comico misura la distanza fra politicamente corretto e italiani (nella foto Ansa, Andrea Di Marco)

ROMA – Un corso on line di lingua o dialetto genovese è lo spunto per misurare la distanza fra le regole del politicamente corretto e i sentimenti senza freni della gente comune. La gente, il popolo, è violento (almeno nei sentimenti), razzista, omofobo…

“Il genovese si usa per dare cattive notizie”, spiega l’autore del corso in video, l’attore cantante comico Andrea Di Marco. Esemplifica: “il nonno di Bacci (Giovanni Battista) è morto”, “la figlia della Maristella si è messa con un gabibbo [meridionale]”, Daniele a 50 anni ha scoperto di essere buliccio [omosessuale]. Tra l’altro aveva anche 3 figli”.

Asserzioni, specialmente la terza, da fare venire l’alopecia alla Boldrini. Ragionamenti un po’ sballati anche, perché a Genova di genovesi da sette generazioni c’è molto da dubitare che ce ne siano. Miscuglio di razze da quasi 3 mila anni, è stata il primo polo di attrazione della immigrazione un po’ dal basso Piemonte e molto da Sandegna e Meridione, prima di Milano e Torino. Per fornire braccia allo sviluppo di uno dei vertici del triangolo industriale non c’era retroterra autoctono. Altri comici genovesi (Giuseppe Marzari) fin dal tempo fra le due guerre ritrassero il contrasto culturale (darsi del voi fra pari del lei come rispetto, invece del tu abituale al Sud)  e soprattutto dialettale fra i vecchi popolani genovesi e i nuovi popolani arrivati dal Sud. Un divertente e garbato esempio è lo sketch “Ravecca Stritt”.

Quasi un secolo dopo, guardate una sfilata di genovesi e di tratti celtici ne vedete pochi. Dei famosi cantanti genovesi, da Umberto Bindi ai Ricchi e Poveri, quanti possono vantare una discendenza diretta dai marinai che traghettarono in Palestina pellegrini e crociati? E Di Marco, cognome dell’attore che ha avuto l’idea del corso di lingua, suona davvero genovese genovese?

Ma se è per questo, quanti militanti della Lega sono padani doc? Ricordate Rosi Mauro? Era di San Pietro Vernotico (Lecce) eppure fu una colonna per Umberto Bossi.

Il processo di autoidentificazione è uno dei meccanismi più naturali che ci permette di inserirci in una nuova realtà. È l’antibiotico base dell’emigrante. A volte l’assorbimento prende una generazione. Ma alla fine, cho è più padano di un padano, più genovese di un genovese. O più inglese di un inglese?

Messo in rete dal sito del Secolo XIX, il corso di genovese è “diventato subito virale”, assicurano.

Andrea Di Marco avverte che per parlare genovese non bastano le parole, ma l’impostazione della voce e dell’eloquio: “Deve essre sobria, rigida, arcigna”. Ammonisce: “Non si ride. Il genovese si usa per dare brutte notizie”. Come quelle esemplificate sopra.

Quanta verità. Conosco un genovese, in realtà solo mezzo genovese ma quella metà basta, che quando può dare una cattiva notizia si illumina.

Chi è Andrea Di Marco? Il suo sito ci informa delle sue varie attività: “Comico, musicista, autore, attore, leader politico. ​ Volto di Zelig, Zelig1 e Zelig off”.

Fra le tante cose che ha fatto, nel 2007 -2008 far parte del cast di “Quelli che il calcio e…”, condotto da Simona Ventura, di “Zelig off 2008”.  Nel 2011 collabora con STRISCIA LA NOTIZIA in qualità di autore.   Dal 2012 è capocomico de LE SPIGOLE, laboratorio comico diretto da Graziano Cutrona.     Nel 2014 ha fondato insieme ad altri comici genovesi (Maurizio Lastrico, Antonio Ornano, i Soggetti Smarriti, Gabri Gabra ecc) il gruppo dei Bruciabaracche, campioni di incasso nelle serate di comicità genovesi.  Nel 2015 produce, in collaborazione con “il terzo segreto di satira”, una serie di video dal titolo ‘Ndrangheta, che spopolano sul web diventando subito fenomeni virali, ora visibili sulla piattaforma WEB Niente.TV. ​ Nel 2016 approda a Colorado Cafè.

 

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