Giovanni Valentini chiude con Repubblica ma non finisce qui

di Sergio Carli
Pubblicato il 1 Dicembre 2015 - 12:25 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Giovanni Valentini stacca il cordone ombelicale con Repubblica, un cordone lungo 40 anni, come lo stesso Valentini ricorda in un messaggio affiato a Twitter alle 6 e 04 di martedì mattina, 1 dicembre 2015:

“Giovanni Valentini (@GiovaValentini)

01/12/15 06:04
1 dicembre 1975: 40 anni fa fui assunto da Scalfari a Repubblica. Finisce qui per me una storia tutta da raccontare pic.twitter.com/FQWEiPiDXs”

Primi due flash della storia da raccontare nei due tweet successivi:

1. “Oggi, a 40 anni dalla mia assunzione a “Repubblica”, voglio ringraziare con grande affetto solo Eugenio Scalfari”.

2. “Se, come scrive oggi Il Fatto, non hanno neppure informato Scalfari del nuovo direttore, gli chiedo scusa per loro”.

Sarà molto interessante leggere le cronache dal passato che Giovanni Valentini scriverà, dal suo esordio a Repubblica nel 1976 (dopo avere diretto, a soli 26 anni, il settimanale Europeo), alla direzione del Mattino di Padova, che praticamente mise in orbita nei primi anni ’80, e della Provincia Pavese, seguite dalla carica di capo redattore di Repubblica a Milano quando Repubblica toccò a Milano record di vendita mai immaginati, fino alla direzione dell’Espresso, nel 1984. Arrivò Berlusconi, Valentini fu un pilastro della resistenza, nota come la guerra di Segrate, culminata con la divisione del grande gruppo editoriale nato dall’accorpamento fra Mondadori e Espresso: a Carlo De Benedetti Repubblica, i giornali della Finegil e il già moribondo Espresso, a Berlusconi Panorama e i libri della Mondadori.

Carlo De Benedetti premiò Valentini: lo fece licenziare, per mano di Corrado Passera, e sostituire con l’amatissimo Claudio Rinaldi. Non poterono proteggerlo né Eugenio Scalfari, che lo amava come un figlio, né Carlo Caracciolo, che lo vedeva come successore di Scalfari a Repubblica. Non contavano più molto, avendo ceduto, per un bel po’ di miliardi, le loro azioni che controllavano il vecchio Espresso alla Mondadori di De Benedetti, Berlusconi e Formenton/Mondadori.

Valentini smentì la nomea che i pugliesi sono rancorosi: fu decisivo a fare confermare alla Omnitel (oggi Vodafone) la licenza per i telefonini che Carlo Azeglio Ciampi aveva concesso a De Benedetti ma che Berlusconi, andato al governo prima che la procedura fosse completata, non aveva nessuna intenzione di mantenere. Valentini persuase Pinuccio Tatarella, ministro delle Poste e spina dorsale di An, De Benedetti ebbe confermata la licenza e la Olivetti si salvò con la vendita di Omnitel ai tedeschi di Mannesman.

Qualche anno dopo Eugenio Scalfari nominò Giovanni Valentini vice direttore di Repubblica. L’incarico continuò anche con Ezio Mauro direttore. Ma con molto meno amore. Valentini passò a Tiscali, durò poco, tornò a Repubblica. Trascuriamo i dettagli, danno ancora troppa amarezza sulle incognite dell’animo umano. Siamo attorno al duemila, negli anni della new economy.

In tutti questi anni Giovanni Valentini ha curato su Repubblica una rubrica di politica dei mass media, “il Sabato del Villaggio”, molto autorevole e l’ha tenuta fino all’ottobre 2014 quando è stato nominato portavoce dell’Antitrust.