Guerra in Ucraina, articolo della Stampa del 1947: Morir per Danzica? slogan filo nazi, pro Stalin, sempre attuale

Morir per Danzica? si interrogavano i collaborazionisti di Hitler quando invase la Polonia. Nella guerra in Ucraina, chi sta con Putin, fa nascere i peggiori sospetti. Un articolo della Stampa del 1947 torna d'attualità

di Marco Benedetto
Pubblicato il 27 Marzo 2022 - 07:45 OLTRE 6 MESI FA
Guerra in Ucraina, articolo della Stampa del 1947: Morir per Danzica? slogan filo nazi, pro Stalin, sempre attuale

Guerra in Ucraina, articolo della Stampa del 1947: Morir per Danzica? slogan filo nazi, pro Stalin, sempre attuale

Nella guerra in Ucraina, chi sta dalla parte di Putin è, nel suo piccolo e attualizzato, come il collaborazionista francese Marcel Déat, inventore dello slogan “Morir per Danzica”.

Voleva dire che bisognava lasciar fare a Hitler, che non valeva la pena di fare una guerra per sottrarre la città polacca di Danzica ai nazisti. Déat fu poi uno dei principali fiancheggiatori dei tedeschi nella Francia occupata, fu condannato a morte nel 1945, trovò rifugio in un convento a Torino, dove morì, in clandestinità, nel 1955.

L’infame frase fu usata come titolo da Giulio De Benedetti, mitico direttore della Stampa di Torino, per un graffiante articolo uscito il 16 marzo 1947. Vi si invocava la disponibilità americana ad un intervento militare per contenere l’espansionismo sovietico e comunista nell’Europa Occidentale. 

Non teneva conto, De Benedetti, degli accordi di Yalta, probabilmenta allora poco o del tutto noti, in base ai quali l’Italia per nostra fortuna restava sotto l’ombrello americano. Purtroppo a Yalta non furono considerate le attività sovversive, fatto di cui abbiamo pagato le conseguenze per quarant’anni.

Oggi l’attività sovversiva è più sotto traccia, ma i dollari e il petrolio funzionano quanto ideologia e fede rivoluzionaria.

Aveva inizio la guerra fredda. Con una lungimiranza che pochi politici avevano e anno, il più grande direttore del XX secolo (dopo suo genero Eugenio Scalfari), ritorceva lo slogan filo mazista contro gli amici dell’Unione Sovietica, il Pci e altri “utili idioti” (definizione di Giovanni Guareschi).

L’articolo si intitolava “Morir per Danzica”. Leggerlo ora, a più di 70 anni, nell’archivio elettronico del giornale, dà un po’ i brividi.

Questo l’attacco: “Nel’14 e nel ’39 Wilson e Roosevelt lottarono due anni per indurre il popolo americano a entrare in guerra. Infine, solo l’affondamento del « Lusitania » e il proditorio attacco di Pearl Harbour decisero il paese”. Aggiungerei: anche la stoltezza di Hitler e Mussolini, che si precepitarono a dichiarare guerra agli Usa.

Giulio De Benedetti, che sigla l’articolo g.d.b. avverte: “Allora era possibile attendere; oggi non più. Il mondo è diventato più piccolo; il volto politico.del nostro pianeta (non vi sono ormai che due protagonisti) [Allora erano Usa e Urss, oggi sono Usa e Cina, l’ex Urss in inesorabile declino ma sempre fa paura] è mutato; infine la potenza dei mezzi di distruzione non permetterebbe un periodo di attesa se per sventura dovesse suonare l’ora fatale”.

Dopo la morte dei tiranni, l’americano qualunque non aveva che una speranza: tornare, in pace, ai propri affari. L’uomo comune dimenticava che il. destino o ii corso degli avvenimenti sono più forti della sua volontà. 

Contro l’isolazionismo americano e per la guerra

Il quadro dell’America era allarmante. Anche se “una classe di alti funzionari, di diplomatici, di militari, di giornalisti, di radio-oratori che han compreso i problemi di eccezionale gravità che s’impongono al popolo americano. Questa classe lavora, con tutti i mezzi di cui dispone, per rendere l’opinione pubblica « world conscious », per far comprendere all’uomo comune da quali lontani avvenimenti dipende ormai il suo destino”.

“Questi avvenimenti sono così lontani che il diplomatico e il soldato devono vigilare il Mediterraneo e il cuore dell’Europa, il golfo Persico e i confini delta Siberia; almeno tre quarti del nostro pianeta entrano nella zona d’influenza e di protezione americana.

“Una politica con conseguenze imprevedibili per il futuro, ma che esige subito pesanti oneri finanziari. Sacriflci inutili? La classe dirigente ricorda: i francesi non vollero né pagare né morire per Danzica. Non pagarono, non morirono e capitolarono. Gli americani vogliono seguire quest’esempio. “Morir per Danzica », pare il primo verso d’una canzone d’amore. Invece canzone d’amore non è”.