Hamilton, il musical su Disney+. Padre del dollaro, invocato in Europa oggi. Morì a 49 anni in duello

Hamilton, Alexander, si chiamava uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America. Hamilton si intitola un bellissimo musical, andato in scena a Broadway e a Londra nel 2015.

Hamilton, il musical, lo propone Disney+ il 3 luglio, vigilia dell’anniversario della proclamazione dell’indipendenza americana, nel 1776.Ad Alexander Hamilton gli americani devono tutto o quasi. Fu lui a fondare la banca centrale e a definire il sistema finanziario federale. Così nacque il dollaro, così fu impostata la moneta unica.

Fu lui soprattutto a convincere i primi 13 Stati dei futuri Usa a un sistema di solidarietà finanziaria che fu la base del successo della loro economia.

Su quella base vennero poi integrati elementi decisivi. Un mercato di dimensioni continentali, un liberalismo assoluto, una spietatezza che generò genocidio e schiavitù, un territorio immenso da aprire alla conquista di milioni di immigrati affamati dall’Europa.

Ma senza la solidarietà nei debiti degli Stati, l’America sarebbe stata diversa.

Ci vorrebbe un Hamilton in Europa oggi, ha scritto l’Economist, settimanale inglese.

Stati virtuosi e stati spendaccioni, l’America del ‘700 come l’Europa di oggi

La situazione americana, all’epoca, sembrava in effetti come quella europea di oggi. Anche a quei tempi c’erano Stati virtuosi, senza debiti, e Stati molto indebitati. I virtuosi non volevano saperne di farsi carico dei debiti degli spendaccioni. Il trionfo di Hamilton fu convincere i virtuosi.

Hamilton vedeva il debito pubblico non come una sciagura ma come una opportunità. Così è ancora oggi. Mentre il presidente Usa Barack Obama reagiva alla crisi del 2009 aumentando il debito pubblico, l’Europa, sotto il tallone tedesco, varava il pareggio di bilancio in Costituzione. In America la sinistra (Obama) difendeva l’economia, in Italia la sinistra (Bersani) accettava il crack.

Perché uno spettacolo musicale sulla vita di un politico e banchiere? Nessuno mai penserebbe a una rivista sulla vita di Einaudi o Ciampi. La risposta è nella vita stessa di Alexander Hamilton. Una vita americana.

Nato poverissimo, si fece tutto da solo

Nato nel 1755 figlio illegittimo in una isola caraibica, abbandonato dal padre, orfano della madre ancora bambino, impiegato come contabile fin dall’età di 13 anni. Ottenne un finanziamento dal suo datore di lavoro che lo mandò a studiare alla Columbia University a New York. 

Si coprì di gloria nella guerra di indipendenza, fu notato dal futuro presidente George Washington soprattutto per le sue capacità amministrative e per la sua lealtà. 

A 25 anni, in piena guerra, si sposa (avrà 8 figli). Laurea in Legge, avvocato di successo non ancora trentenne. 

A 34 anni Washington lo nominò ministro del Tesoro, il primo della storia americana.

Uno scandalo sentimentale

Due anni dopo, una storia d’amore clandestino con una donna sposata. Fu un impasto di sentimenti, denaro, ricatto con la complicità, forse la regia, del marito di lei, Maria Reynolds. Lo scandalo fu grande, ci furono ombre anche sulla correttezza di Hamilton.

Washington però non perse mai la fiducia nel suo pupillo, che portò avanti, fino al 1795, il suo disegno politico e finanziario.

La morte arrivò presto, per Alexander Hamilton, nel 1804, in duello alla pistola, con il vice presidente Aaron Burr, uno dei suoi nemici giurati. Hamilton aveva 49 anni.

I romanzi di Gore Vidal

Burr, personaggio contorto e complesso, è il protagonista e dà il titolo a uno dei sette romanzi storici con cui Gore Vidal raccontò in chiave non iconografica la nascita degli Stati Uniti, due secoli dopo.

Sono letture educative. Spiegano la politica, demoliscono l’ipocrisia del moralismo, dovrebbero essere citati ogni volta che gli americani ci fanno la morale.

Questi sopra sono gli ingredienti del musical di cui Lin-Manuel Miranda ha scritto musica e parole basandosi sulla biografia scritta da Ron Chernow. 

Per sé Miranda, che è nato da una famiglia di origine portoricana, ha riservato il ruolo di Hamilton. Lo spettacolo è bellissimo, avvincente, anche travolgente. Il ritmo dei balletti non conosce sbavature, rotture.

Nel cast, gli attori bianchi sono in netta minoranza, il più bianco di tutti interpreta Giorgio III, il re d’Inghilterra ai tempi della rivolta americana.

Il cattivo per antonomasia.

Guardate il trailer e vi convincerete. Rimarchevole anche il video della esibizione alla Casa Bianca.

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