Hollande-Gayet: quando il bavaglio è francese. Fosse stato Berlusconì?

Hollande-Gayet: quando il bavaglio è francese. Fosse stato Berlusconì?
Hollande-Gayet: quando il bavaglio è francese. Fosse stato Berlusconì?

ROMA – Hollande-Gayet: quando il bavaglio è francese. Fosse stato Berlusconì? Davvero il presidente di una grande nazione occidentale può liquidare uno scandalo privato con un’alzata di spalle invocando la sacralità della sua privacy e aggiungendosi perfino alla lunga  lista degli indignés? Da Clinton a Berlusconi, nessuno ha mai avuto da ridire sulle giuste prerogative della stampa, scandalistica e non: i vizi privati di un uomo di Stato nell’esercizio delle sue funzioni sono sempre di interesse pubblico, può non piacere, ma il principio vale anche quando a intossicare i media sono il glamour di una moglie/modella, o la rassicurante fotografia del classico idillio familiare, o ancora l’imposizione istituzionale dell’ultima compagna.

Come nel caso di Valérie Trierwieler, la donna tradita da Francois Hollande finita all’ospedale per una crisi di nervi: ora che ne facciamo di questa première dame in coabitazione? Bisogna chiarire lo Statuto della première dame chiedono gli indulgenti compagni di Liberation: un po’ poco, soprattutto perché, senza gli scatti di Sèbastien Valiela di Closer, la questione (merita ancora la scorta? la meritano tutte e due? per dire) non sarebbe mai stata posta. Come non sarebbe stata posta, sempre in omaggio alla deroga alla libertà di stampa (è bavoir la traduzione in francese di bavaglio), la questione della figlia segreta di Francois Mitterand, Mazarine, scoperta, guarda caso anch’essa da Valiela vent’anni fa.

Che invece adesso si dovrà difendere da una causa intentata dall’offesa Julie Gayet. La tutela di quel che resta delle stra-abusate liberté francesi è affidata (nemesi obbligata) alla proprietà di Closer, vale a dire Mondadori, leggi Berlusconi. Se l’affare di Stato viene derubricato a “Une affaire de Statute”, lo si deve però anche alla stampa francese, quella istituzionale, quella per cui gli inglesi si stanno mangiando le mani: “Siamo scemi noi o loro” si domandano alla redazione del Daily Telegraph.

Dal Guardian lodano accuratezza e qualità dei giornali francesi ma non possono tacere dell’incorreggibile tendenza all’inchino e all’autocensura ogni volta che si tocca l’Eliseo. E non certo perché su Le Monde ogni accenno a Hollande, o prima a Sarkozy e via via arretrando, è  immancabilmente preceduto da Monsiuer Le President. Quando nel 2010 due cronisti pubblicarono sul sito del Journal du Dimanche la notizia del presunto tradimento reciproco tra Nicolas e Carla Bruni, Sarkozy ne pretese e ottenne dall’amico e potente editore Lagardere il licenziamento in tronco. “I did it my way”, pretendono ora i vari Sarkozy e Hollande, dimenticando che Frank Sinatra non era a capo di un Governo. Una questione di corna, “Comme d’habitude”, cantava Claude Francois, la versione originale di My Way. Molto meglio la cover.

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