Poveri con la fuoriserie e “matrimonio da favola”. Succede a Massa, Toscana, regione rossa il cui presidente Enrico Rossi ha lanciato la crociata contro la “povertà assoluta” che, a suo dire, affligge 4,1 milioni di italiani. Dopo Rossi, c’è stata la rincorsa ai poveri, che sono arrivati, a ogni rilancio statistico, a 11 milioni e oltre. Per dare soldi a costoro, il ministro Andrea Orlando, rivale di Renzi alle primarie Pd, si è abbandonato alla retorica vetero degna di Corbyn (che inaftti sta trascinando il Labour verso la scomparsa virtuale): togliamo un po’ di soldi ai ricchi (cioè quelli che guadagnano, come lui, più di 3 mila euro al mese e subiscono un salasso di metà delle loro entrate) e diamoli ai poveri, i ricchi, “se faranno questo sacrificio stapperanno qualche bottiglia di champagne in meno…”.
Le cose nella realtà stanno un po’ diversamente. Non è il caso di generalizzare, ma i casi singoli spesso sono emblematici di una situazione generale. A stappare champagne sarebbero proprio i “poveri” di Orlando, come si legge sul Tirreno, giornale di Livorno garantito di sinistra, giornale che le notizie le dà tutte, perché è di vera sinistra e ha un bravo direttore, he le notizie non le nasconde, a Livorno non si può. Manuela D’Angelo racconta:
“Un matrimonio da nababbi, con macchine di grande cilindrata, centinaia di invitati e portate a 5 stelle; in casa mobili di lusso, televisori al plasma a schermo curvo, case intestate a parenti lontani, una attività ben avviata, ma la pretesa di vivere in una casa con il contributo affitto del comune e decine di migliaia di euro di debito, accumulati negli anni.
“Se fa notizia lo sfratto esecutivo nei confronti delle famiglie che vivono a Lavacchio (frazione di Massa), all’interno degli appartamenti del progetto “comune garante”, deve poter far notizia anche il tenore di vita di alcuni di questi inquilini”.
È il caso di
“una famiglia originaria della Romania, in Italia da tanti anni, rientrata all’interno del progetto “comune garante” nel 2009, quando l’amministrazione valutò che c’erano le condizioni per potere, e dovere aiutare queste persone. Poi, evidentemente, le condizioni sono cambiate negli anni: nel 2013 tutti i contratti del “comune garante” sono stati chiusi, perché la subentrata amministrazione di Alessandro Volpi non ha più trovato le risorse per far fronte a quella spesa”.
Volpi non è di Forza Italia o della Lega, ma del Pd. Però ha dovuto riconoscere che certi progetti, nati in epoca di coalizioni arcobaleno, non erano troppo validi, oltre che costosi. Un milione di euro, per le casse di un comune come Massa, pesano. Riferisce ancora Manuela D’Angelo:
“Secondo il dirigente del settore Sociale e politiche della casa Massimo Tognocchi «molte delle famiglie che hanno goduto del contributo affitto del comune, col tempo, ci hanno marciato sopra. Non tutti è ovvio, ma in molti. Prendevano il contributo, ma non hanno mai pagato la loro quota parte, e poi abbiamo scoperto- spiega sempre Tognocchi- che avevano rendite nascoste, lavori ben retribuiti, case e altri possedimenti».
Come, appunto, «la famiglia rumena che viveva a Lavacchio: avrebbe potuto permettersi una casa nel libero mercato immobiliare; abbiamo visto uscire durante il trasloco televisori ed altri beni non proprio consoni a chi non aveva poche centinaia di euro per pagare la sua quota di affitto».
“Indagini e segnalazioni, visto che si parla di soldi pubblici, hanno portato gli uffici a scoprire che, in realtà, la famiglia in questione aveva intestato a parenti residenti in Romania, una casa di proprietà, continuando però a chiedere il contributo affitto al comune per l’appartamento di Lavacchio; i due, recentemente, si sono anche sposati, in grande spolvero, diffondendo sui social le immagini del loro matrimonio da nababbi. Al comune di Massa devono decine di migliaia di euro. Lo sfratto è stato eseguito, senza nessuna opposizione”.