ROMA – Se cercate un indizio di dove voli Ignazio Marino, sindaco di Roma, alla guerra dei Fori Imperiali come don Chisciotte con i mulini a vento, fin dal titolo questa notizia Ansa può essere utile:
“Fori Imperiali: Marino, durante fascismo asfalto per parate”.
Seguono testuali e non smentite le parole di Marino:
”Non voglio paragonare questa giornata a quanto fu fatto durante il periodo del fascismo quando si volle una striscia d’asfalto dritta come una spada per le parate militari”. Lo ha detto il sindaco di Roma Ignazio Marino prima dell’inizio della Notte dei Fori. ”Oggi vogliamo un luogo dove i nonni e i nipotini si incontrano e si tengono per mano guidati da persone colte che gli spiegano le bellezze di questi luoghi”, ha concluso.
Dopo 24 ore, chi passava da via dei Fori Imperiali notava, nella malinconia della domenica sera seguita al caos della fallita festa del giorno prima, che:
1. Le macchine circolavano liberamente per via dei Fori Imperiali, che peraltro non si è mai segnalata come una delle strade a più intenso traffico.
2. Il traffico alle auto private è comunque interdetto per meno della metà della lunga “spada” di Mussolini; all’inizio della parte proibita, sulla destra, sul marciapiede un cartello senza illuminazione con un segnale di senso vietato grosso ma nel buio della sera invisibile,
3. Non c’è alcun blocco fisico che delimiti l’isola pedonale, rendendo i sogni di Marino di nonni e nipotini puri vaneggiamenti. D’altra parte la strada in teoria è precluso solo ai privati. Autobus e taxi circolano, ma anche moto e motorini, e anche decine di auto che o non se ne curano o non si sono accorti del divieto.
4. I pedoni sono ammassati sui marciapiedi, per non essere travolti; così fanno anche ciclisti e pattinatori, che sfrecciano in mezzo alla gente sui marciapiedi che essendo lastricati sono meno pericolosi dei sampietrini.
5. In giro non c’era un vigile e giustamente. Con tutti i problemi di ordine pubblico e sicurezza che ci sono a Roma, impoverire l’organico, al termine della giornata più calda dell’anno per la temperatura atmosferica e per il comizio di Berlusconi sarebbe stato demenziale.
Intanto, sull’altro lato dell’Altare della Patria, tutto era buio, con grave rischio per i passanti agli attraversamenti pedonali.
Si respirava l’atmosfera di Pechino, Cina, subito dopo la Rivoluzione culturale. O di Mosca ai tempi di Breznev. Il vero sogno di Ignazio Marino forse è di essere l’ultimo comunista.
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