Ilva pulita: via i Riva, investimenti e tagli con nuovi padroni stranieri

Pubblicato il 1 Dicembre 2012 - 12:49 OLTRE 6 MESI FA

Nelle parole di Corrado Passera, ministro dello Sviluppo, si poteva scorgere un ritorno di voglia di Iri, l’istituto per la ricostruzione industriale che salvò i grandi industraiali italiani sull’orlo del fallimento dopo la prima guerra mondiale e guido lo sviluppo dell’Italia dopo la seconda. L’Iri fu poi ciuso peché la sua esistenza non era molto giustificata, ma solo per lasciare il posto a tante nuove Iri, dalla Cassa Depositi e Prestiti alle varie holding regionali e provincili di cui è stato esempio preclaro Flippo Penati.

Ha detto Passera:

”Abbiamo introdotto interventi possibili sulla proprietà stessa che potrebbero togliere enorme valore a quella proprietà: se non fa quello che la legge prevede, vede il suo valore” scendere ”fino al punto di perderne il controllo di fronte a comportamenti non coerenti”.

La Sibilla chiarisce con un secondo lancio:

”Di fronte a provvedimenti non in linea è possibile che variamo la procedura di amministrazione controllata: i proprietari potrebbero perdere la proprietà dell’azienda”, L’obiettivo del governo, ha spiegato il ministro, era ”fare in modo che la proprietà, al di là dello status di questo o quell’azionista, si muovesse in direzioni di fare investimenti. E allora abbiamo introdotto norme che potrebbero togliere enorme valore a quella proprietà: se non fa quello che la legge prevede il suo bene si depaupera, e si arriva fino al punto di perderne il controllo”. Insomma, ”se non si fanno gli investimenti e gli adempimenti di legge, viene messo qualcun altro a farlo”. Insomma, ha concluso, ”la proprietà potrebbe perdere la proprietà dell’azienda di fronte a comportamento non coerente”.

Iri dunque? Macché. C’è una trappola ed è bene che i sindacati, poco capaci di reazioni più evolute dello sciopero, tengano gli occhi aperti.

L’inghippo è spiegato da Roberto Mania e Corrado Zunino su Repubblica. Il titolo è inquietante: “L’azienda costretta alla vendita forzata. Già avviate trattative con gruppi stranieri”.

Quel che scrivono Mania e Zunino deve essere mandato a memoria: l’impianto di Taranto ha un futuro, ma serve un “profondo processo di ristrutturazione”, i Riva non sono in grado, non hanno la fiducia del Governo, loro stessi non ci credono  e dietro le quinte hanno avviato contatti con i potenziali acquirenti.

Tutta gente che viene da lontano, gente dura, bravi, capaci, ma probabilmente anche più padroni dei nostri padroni.

Ci saranno grandi tagli agli organici, insieme con la messa a norma, per pagare gli investimenti e rendere l’Ilva competitiva. Inevitabili ma ben prevedibili.