Volano i coltelli e il regolamento di conto tra ambasciatori assume i toni di rissa di borgata, dopo che l’ex ministro degli Esteri e ex ambasciatore a Washington Giulio Terzi di Sant’Agata ha preso le distanze dagli altri colleghi di Governo, a proposito della serie di errori infilata da lui e dal suo primo ministro Mario Monti sul caso dei due marò, arrestati in India con l’accusa di avere ucciso due pescatori, scambiati per pirati, come se i pirati di oggi non fossero spesso dei pescatori e come se i pirati per fare il loro lavoro dovessero girare con targhetta al collo e esibire prima la tessera di iscrizione all’ordine della Pirateria (che, se Pierluigi Bersani fosse mai passato di là avrebbero di certo già istituito).
Dall’intreccio di colpi virtuali, via lanci di agenzia di stampa, è emersa una ricostruzione delle ultime evoluzioni della vicenda marò che dà i brividi a noi poveri cittadini, per il livello di approssimazione e dilettantismo dispiegati dal Governo. Ha detto Terzi:
”L’errore grave del governo è stato il cambiare repentinamente rotta rispetto alla gestione precedente e rimandarli in India”.
Giulio Terzi parlava dallo schermo Tv di La7, programma “In Onda“. Giulio Terzi sostiene di avere subito quella “gestione” che per lui ha comportato alla fine l’uscita dal Governo. A quel che ha sostienuto Giulio Terzi, nel corso della riunione interministeriale che ha deciso il ritorno in India dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, lui Terzi è
“rimasto una voce isolata”,
gli altri sostenevano che
”i rapporti con l’India destavano preoccupazione. ‘La pressione montata dall’India ha creato ripensamenti all’interno del Governo”.
Insomma quel classico gioco all’italiana e non solo in base al principio che la vittoria ha cento padri e la sconfitta è orfana. Così, sostiene Giulio Terzi, Monti e gli altri continuavano
“a cercare di addebitare alla Farnesina [cioè al Ministero degli Esteri] una responsabilità solitaria” quando invece si trattava di decisioni ”collegiali”.
Ma subito nel mussoliniano e bellissmo palazzo razionalista detto della Farnesina, dove, dagli anni ’60, è installato il Ministero degli Esteri, hanno tolto di testa le feluche e indossato gli elmetti, affidando alla agenzia di stampa Ansa questa notizia, che cita anonime fonti del Ministero degli Esteri:
”Come lo stesso Terzi ha affermato durante la sua audizione del 26 marzo alla Camera dei Deputati, sono state le aperture indiane circa le garanzie offerte sui diritti e sul trattamento dei due fucilieri di Marina ad orientare le scelte finali del Governo”.
Rivelazione clamorosa: il cervellone Mario Monti e i ministri tecnici che lo circondano si sono fatti portare per il naso dagli indiani e questa verità emerge chiaramente dalle parole sopra riportate. Per colpire Giulio Terzi, si sono sparati addosso un colpo da niente. Sono lontani i tempi di Ziki Paki, quando l’italiano non ci stava a pensar su e non passava per assassino (i marò) corruttore (gli amici di Sonia Gandhi; Finmeccanica) e inetto (Monti, Terzi e tutta la banda).
Prosegue l’Ansa citando “le stesse fonti” e l’ex titolare della Farnesina”, cioè Giulio Terzi, ex ministro: il tono un po’ sprezzante verso di lui sembra conseguenza diretta del fatto che Terzi non c’è più, il suo sponsor Gianfranco Fini idem e così nessuno potrà vendicarsi di questa espressone dalla poltrona degli Esteri, facendola pagare all’Ansa, che dal Ministero degli Esteri trae una bella boccata di ossigeno ogni anno.
Secondo le “stesse fonti”, Terzi
”ha partecipato all’unanime decisione presa dal Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica – del quale il Ministro degli Esteri fa parte insieme con i Ministri dell’ Interno, della Giustizia, della Difesa, dello Sviluppo Economico e dell’ Economia e Finanze – di far tornare in India Latorre e Girone a seguito delle sopravvenute garanzie indiane”, in assenza delle quali l’ 11 marzo era stata assunta la ”provvisoria” determinazione di trattenere in Italia i due marò”.
Sempre secondo quelle “stesse fonti”, che di sicuro hanno conservato il ritaglio, Terzi è stato infilzato dalla sua stessa vanità e dal desiderio di parlare sui giornali:
”Terzi ha affermato in un’intervista al quotidiano Repubblica di avere dato il suo assenso alla decisione del CISR”.
Tutto lì, nero su bianco. Ora poi qualcuno agli alti comandi si è inventato che forse i fucili usati da Latorre e Girone potrebbero essere non i loro e questo può implicare che i due marò non hanno mai sparato. Sa di azzeccagarbugli italiano. Perché non lo hanno detto prima? E poi perché nessuno ha avuto il coraggio di dire che forse sì, proprio sì, quei pescatori che hanno abbordato il mercantile italiano in mezzo all’oceano non erano innocenti padri di famiglia, ma gente disperata e affamata che sperava di fare il colpo grosso con un atto di pirateria?
Che odore di diplomazia…all’italiana.
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