ROMA – Il Padreterno – si accalorava Lattanzio, padre della Chiesa delle origini – non è impassibile né indifferente.
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Ama e odia i suoi figli, si arrabbia e si vendica: soprattutto tiene una contabilità esatta delle empietà e delle ingiustizie, perché ha a cuore la salvezza dell’anima immortale di ciascuno.
Tollera vizi e mancanze, offre la possibilità di redimersi fino all’ultimo, ma poi confina le anime impenitenti all’Inferno a soffrire per l’eternità. Sarà per questo che ieri 29 marzo la basilica di San Pietro ha tremato, calcinacci sono piovuti sulla folla di fedeli, per fortuna è andata meglio che a Santa Maria del Fiore a Firenze, dove ci scappò il morto.
Lassù, proprio perché Dio è passionale e non apatico, non hanno preso per nulla bene l’uscita di Papa Francesco confidata all’amico Eugenio Scalfari: “L’Inferno non esiste, esiste la scomparsa delle anime peccatrici che non si pentono”.
Apriti cielo! Vai a spiegare lassù che i virgolettati che Scalfari attribuisce a Bergoglio sono in realtà dichiarazioni sue, che il Vaticano ha prontamente smentito non senza ricordare che non è la prima volta. Qui parliamo di doppia eresia di un papa già sotto scrutinio permanente da parte di tradizionalisti e ratzingeriani sedotti e abbandonati.
Uno a caso, Antonio Socci, chiede la deposizione di un pontefice che mena scandalo pubblico in particolare nei confronti delle “anime dei semplici”, negando due dogmi come l’esistenza dell’inferno e l’immortalità dell’anima. Dio prenderà nota, intanto un segnale tangibile della sua collera l’ha già inviato: la dimora di Pietro, un altro fumantino, ha vacillato. Bergoglio si sbrighi a ritrattare, un papa all’Inferno non sarebbe una novità.