Istat, la ripresa c’è, Pil 2016 +0,9%. Tasse calate? Giusto una limatina…

ROMA – Istat, la ripresa c’è, Pil 2016 +0,9%. Tasse calate? Giusto una limatina… La ripresa c’è, il Pil 2016 va aggiornato a un più lusinghiero +0,9%: seppure frena un po’ l’aumento dei consumi, lascia ben sperare invece, sempre per il consolidamento della crescita, il fatto che gli investimenti fissi lordi siano risultati la componente più dinamica della domanda, con un incremento del 2,9%, superiore a quello del 2015 (1,6%). I dati Istat, un massaggio ristoratore per le previsioni del Governo (addirittura inferiori), contengono anche la buona notizia – quanto mai attesa – che le tasse sono calate, giungendo ai livelli pre-Imu sula prima casa del 2011. E’ vera gloria?

Istat, tasse al 42,9%, calo effetto riduzione Irap e Tasi. Nel 2016 la pressione fiscale – certifica l’Istat – è scesa in Italia al 42,9% del Pil, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto al 43,3% dell’anno precedente. Secondo le serie Istat, 6 anni fa il peso del fisco rispetto al Pil era pari al 41,6%. L’anno scorso, quando il governo Renzi ha abolito la Tasi, è scesa al 42,9%. Nel 2012, primo anno di applicazione dell’imposta municipale introdotta dal governo Monti, la pressione fiscale era balzata al 43,6%, stesso livello del 2013. Lieve calo invece nel 2014 e 2015, entrambi al 43,3%.

La riduzione, spiega l’istituto di statistica, “riflette prevalentemente la riduzione dell’Irap e della Tasi“. Tuttavia le imposte dirette come l’Irpef sono risultate in aumento del 2,3%, anche per effetto dell’andamento positivo dell’Ires, nonostante lo scorso anno sia scattato lo stop alla possibilità di ritoccare all’insù le addizionali comunali e regionali.

Ma il Tesoro: “con riclassificazione 80 euro pressione fisco a 42,3%”. “Sul fronte della tassazione si registra la riduzione della pressione fiscale sotto il 43%, che avviene in corrispondenza dell’incremento di gettito prodotto dal contrasto all’evasione. Riclassificando il bonus Irpef (gli 80 euro, ndr) come taglio dell’imposta diretta, la pressione fiscale, stimata dall’Istat al 42,9% del PIL nel 2016, scende al 42,3 (dal 42,8% del 2015)”. Lo afferma il Mef in una nota di commento ai dati macroeconomici diffusi oggi dall’istituto.

Entrate tributarie record, ma il debito pubblico sale. Detto della buna notizia degli investimenti, non pare affacciarsi nulla di nuovo, e di buono, sul fronte del debito pubblico. Il rapporto debito/Pil dell’Italia si è infatti attestato nel 2016 al 132,6%, in aumento rispetto al 132,0% del 2015.

E’ vero che l’avanzo primario in rapporto al Pil è stato pari all’1,5% (1,4% nel 2015). E’ vero altresì che, complice anche la voluntary disclosure, sono da record anche le entrate tributarie. E, quando anche il bazooka di Draghi alla Bce avrà smesso di pompare soldi a costo zero, il nodo della spesa per interessi (4,4% era in epoca per Q.E.) ci ritroveremo, come nel gioco dell’oca, a ripartire dal via con un debito al 140%.

Banca d’Italia rende noto che nel 2016 il debito pubblico è aumentato di 46 miliardi, arrivando a quota 2.217,7 miliardi. Contemporaneamente le entrate tributarie sono salite di 5,1 miliardi e quelle di altra natura di 3,4 miliardi, facendo arrivare il totale delle entrate statali al record di 502,36 miliardi. Vuol dire che la rincorsa fra maggiori tasse e nuovo debito non si è interrotta. Si possono aumentare imposte, tasse e accise, recuperate tutta l’evasione che si vuole, ma il saldo fra entrate e uscite resta costantemente in rosso. (Ernesto Preatoni, Il Giorno)

 

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