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Pensioni. Istat diffonde odio sociale, Renzi non li ferma..

di Alessandro Avico |4 Gennaio 2016 13:38

Pensionati in coda in un ufficio Inps. Tutti si lamentano, ma quel lavoretto in nero…

ROMA – I pensionati in Italia nel 2014 erano 16,3 milioni e hanno percepito in media un reddito pensionistico lordo di 17 mila e 40 euro. Informa la agenzia Ansa che dice che l’Istituto di statistica Istat, in un rapporto sulle ‘Condizioni di vita dei pensionati’, scrive:

“Le donne sono il 52,9% e ricevono mediamente importi di circa 6 mila euro inferiori a quelli maschili”.

È la prima notizia che dà l’Ansa dal rapporto. Nessuno rileva che dipende dal fatto che in prevalenza le donne fanno lavori meno pagati, fanno meno carriera, un po’, è vero, perché il sistema preferisce gli uomini, un po’ perché le donne fanno altre scelte rispetto al lavoro e alla carriera, da cui deriva un minore livello di contributi versati.

Seguono:

“In Italia il reddito medio pensionistico netto è di 13 mila 647 euro, circa 1.140 euro mensili”

“Tenendo conto di tutti i trattamenti, la metà dei pensionati percepisce meno di 12 mila 532 euro (1.045 euro mensili)”.

Poi la colpa di avere studiato e cercato di migliorare le proprie condizioni. Il grado di istruzione fa la differenza, almeno se si guarda agli assegni da pensione, spiega l’Ansa:

“Se il pensionato possiede un titolo di studio pari alla laurea, il suo reddito lordo pensionistico (circa 2.490 euro mensili) è più che doppio di quello delle persone senza titolo di studio o con al più la licenza elementare (1.130 euro)”.

 

Sento sul fondo la voce di Pol Pot o delle Guardie Rosse, che se uno portava gli occhiali lo mandavano subito s rieducarsi.

Se vuole migliorare il clima in Italia, Matteo Renzi deve mettere il bavaglio non ai giornali e ai giornalisti ma alle fonti più o meno irresponsabili che sparano notizie flash senza un criterio che le inquadri.

Certo i giornalisti ci mettono del loro, facendo da cassa di risonanza, ma cosa può fare un povero giornalista se non riferire quello che gli dicono?

Se non spieghi che le pensioni sono proporzionali ai versamenti fatti, che magari prendi in proporzione di più, che se hai lavorato in nero o non hai lavorato proprio non c’è molto da fare, la conseguenza è che alimenti l’odio sociale.

Dovrebbero anche spiegare che la gestione della Previdenza in Italia, sia quella grande e pubblica di Inps sia quella privatizzata e piccola come quella dei giornalisti, Inpgi, sarebbe positiva se non le avessero scaricato addosso tutti gli interventi di soccorso sociale come le pensioni di invalidità ecc.

Sono concetti che dovrebbero ripetere tutte le volte che fanno un comunicato, sia Istat sia Inps, proprio come i disclaimer sulla privacy.

Invece sparano notizie fatte solo per irritare i cittadini illusi dalla demagogia peronista imperante.

Repubblica prova a attenuare i toni:

“I 16,3 milioni di pensionati censiti nel 2014 hanno incassato in media un reddito previdenziale da 17.040 euro, 400 euro in più di quanto avvenuto nel 2013. […] Ancora una volta, l’indagine dimostra che le donne, che sono il 52,9% dei pensionati, ricevono meno: mediamente importi di circa 6 mila euro inferiori a quelli maschili. Se si ragiona al netto, il reddito medio pensionistico netto (questa volta del 2013) è stimato in 13.647 euro (circa 1.140 euro mensili); “tenendo conto di tutti i trattamenti, la metà dei pensionati percepisce meno di 12.532 euro (1.045 euro mensili)”.

 

Ma poi il pianto prevale. Sono 12,4 milioni le famiglie con pensionati,

“si tratta di nuclei che nel 63,2% dei casi dipendono dall’assegno previdenziale: questo rappresenta più di tre quarti del loro reddito disponibile. “La stima del reddito netto medio di tali famiglie è di 28 mila 480 euro, circa 2 mila euro inferiore a quello delle famiglie senza pensionati (pari a 30.400 euro)”. In questi nuclei, però, il rischio povertà “è stimato essere più basso di quello delle altre famiglie (16% contro 22,1%), a indicare come, in molti casi, il reddito pensionistico possa mettere al riparo da situazioni di forte disagio economico. L’evidenza è confermata anche dalla grave deprivazione, anche se con differenze meno marcate: l’incidenza di tale condizione è stimata nella misura del 10%, contro il 12,5% delle famiglie senza pensionati”. Il rischio di povertà è invece elevato tra “i pensionati che vivono soli (22,3%) o con i figli come genitori soli (17,2%).

“La situazione è più grave quando con il proprio reddito pensionistico il pensionato deve sostenere anche il peso di altri componenti adulti che non percepiscono redditi da lavoro: circa un terzo di tali famiglie (31,3%) è stimato essere a rischio di povertà”.

A nessuno viene il dubbio che tutti quei miliardi di evasione di cui parla ormai anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, unendosi al coro, dipendano anche dai tanti lavori e lavoretti in nero che fanno milioni di italiani e italiane: elettricisti, meccanici, idraulici e giù giù fino a colf e baby sitter. Nessuno li collega, rovina il chiagni e fotti nazionale.

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