ROMA – Matteo Renzi è vittima di attacchi strumentali e un esempio viene dai dati Istat:
“Guardandoli bene c’è qualcosa che non quadra”,
sostiene Francesco Forte, economista di peso, divulgatore di pregio, ex ministro. Intervistato da Italia Oggi, Francesco Forte dà consistenza al dubbio che aveva già colpito qualcuno. Sostiene Francesco Forte:
“Non riesco bene a capire bene come con la crescita della produzione industriale – dello 0.9% – ci sia poi questo declino del Pil aggiustato per le stagionalità chissà come. Poi questa dichiarazione che abbiamo la recessione tecnica: allora, può anche essere vero, ma è un problema statistico diverso”.
Continua:
“Il primo semestre, ancorché in recessione, rispetto alla crescita dell’anno scorso ha guadagnato qualcosa. Quindi non è vero che abbiamo un -0,2% strutturale acquisito quest’anno, bensì un -0,2% congiunturale acquisito. Io vedo dunque che nel primo semestre abbiamo ottenuto un +0,1-0,2%. L’Istat sta barando perché sta per cambiare finalmente – e guarda caso lo fa a partire dal secondo semestre – il sistema dei conti, adeguandosi a quello europei. L’establishment comunistoide che lo governa non digerisce l’accordo con Berlusconi e allora ha lanciato un chiaro segnale politico al premier”.
Dopo gli attacchi a Berlusconi con le statistiche, l’Istat era stato tranquillo durante i Governi di Mario Monti e soprattutto di Enrico Letta, di cui in particolare faceva parte il suo ex presidente Enrico Giovannini. L’ex presidente dell’Istat e ministro del Lavoro nel Governo Letta, Enrico Giovannini, che negli anni di Berlusconi aveva usato i numeri come clave, è a sua volta uscito in campo sostenendo apertamente l’insufficienza degli 80 euro elargiti da Matteo Renzi.
Francesco Forte si allarga in una previsione che tutti ci auguriamo sia vera, ma sulla quale tante sono le ragioni di dubbio: dà ragione a Matteo Renzi dice quando promette che in autunno non arriverà comunque alcuna manovra correttiva:
“Non ci sarà. Facciamo attenzione: dal punto di vista tecnico tutto ciò non influisce sul bilancio corretto per il ciclo, che tiene conto – come sconto – della fluttuazione ciclica. Se noi abbiamo lo 0,2% in più di peggioramento, questo viene eliminato dal calcolo del rapporto debito/Pil. Quindi dal punto di vista tecnico-giuridico della Comunità europa il nostro bilancio può anche perdere 0.2%. Tra l’altro non è detto affatto che le entrate seguano questo declino, visto che in gran parte vanno per conto proprio. Il vero problema non è che noi abbiamo perso uno 0,2% o quello che è, bensì il tasso di inflazione, oltre ad avere un rapporto debito/Pil mostruoso, accumulato dal malgoverno degli ultimi anni. È qui che bisogna intervenire d’urgenza: le carte per la ricrescita le avremmo anche”.