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“Italia non aggancia la ripresa”: patrimoniale, tasse al 60% puoi solo scappare

di Marco Benedetto |1 Dicembre 2013 0:23

Giuliano Amato, il padre della patrimoniale

L’Italia non aggancia la ripresa, titola con stupore Repubblica. Il titolo di Repubblica è:

“In Europa l’anomalia italiana, il Paese che non aggancia a ripresa”.

L’articolo è di Federico Fubini, che sembra non capacitarsi. Invece, basta mettere in fila un po’ di notizie e lo stupore passa.

Sempre meno sono gli stranieri che investono in Italia: è il paese dello statalismo nel Dna, destra e sinistra uniti nella vera e perdurante eredità del fascismo Persino i rifugiati dall’Africa o dal Medio Oriente scappano appena possono dall’Italia. Così fanno sempre più numerosi i giovani. Come stupirsi quando lo stesso quotidiano informa che la principale preoccupazione del partito di maggioranza relativa, il Partito democratico, è non se ma come infliggere agli italiani la patrimoniale?

In Italia, nell’Italia dove metà degli studenti, almeno all’università di Roma, si dice povero anche per non pagare l’università, quelli che pagano le tasse sono sempre gli stessi, su cui il fisco imperversa. Su questi cadrà la patrimoniale, così sulla più ristretta platea dei pensionati si abbatte l’odio del Pd per chi ha lavorato una vita, ha versato contributi pari a un terzo dei loro stipendi, e ora si vedrà tolto quasi un quinto per una redistribuzione di reddito che sa tanto di corporativo e è palesemente incostituzionale.

Un pensionato di questo tipo nel Lazio lascia allo Stato il 60% della sua pensione, uno che ha la colpa di avere un lavoro importante comunque non se la leva con meno del 50%.

In quello stesso Lazio, i vitalizi del consiglieri regionali non solo non saranno tagliati, ma costeranno un milione di più

Tutto questo non serve per fare stare meglio i più deboli, o i più sfortunati, ma per non volere tagliare il folle apparato statale politico, con 1.128.722 fra parlamentari, consiglieri, assessori, consulenti, collaboratori che lavorano tutti per la più grande industria italiana, la politica, per mantenere la faraoica macchina del Quirnale, l’auto blindata alla Boldrini, le pensioni ai politici che non vengono tagliate, gli appalti inutili per dividere mazzette e forniture.

Ogni giorno ce n’è una, le vere larghe intese sono qui: Umberto Bossi & Family è accusato di avere rubato 40 milioni di euro, Roberto Cota faceva risultare di essere o stesso giorno in Piemonte e a New York. L’Emilia ormai è rossa solo per la vergogna. E noi dovremmo pagare per tutti questi pidocchi che ci succhiano il sangue, che non hanno mai lavorato.

Questa sinistra non è quella del progresso per tutti, che vuole che tutti vadano avanti e stiano meglio; questa è la sinistra dell’odio e dell’invidia senza speranza, è Jago che vuole la morte. Avere migliorato le proprie condizioni è un peccato mortale, una colpa da espiare per i Civati, i Fassina, i Renzi e i loro colleghi e consiglieri e anche per il loro ispiratore principe, Giuliano Amato, il primo che iniziò a parlare di patrimoniale, un’idea che sembrava partorita da Berlusconi, tanto pare destinata a dirottare migliaia forse milioni di voti dal Pd a ForzaItalia.

Tanto parve demenziale l’idea quando fu lanciata, oltre che da Amato dall’ex banchiere Pellegrino Capaldo e dall’ineffabile Walter Veltroni, che da sinistra venne rumorosamente spernacchiata. Ci fu chi sospettò che fosse un aiuto al povero Berlusconi per aiutarlo  fare dimenticare lo scandalo Ruby. Pensieri malvagi, ma sarà una coincidenza, ma tutte le volte che Berlusconi è nei guai, a sinistra si comincia a parlare di patrimoniale.

E noi dobbiamo pagare le tasse per loro?

C’è da stupirsi che Federico Fubini si stupisca.

 

 

 

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