ROMA – Strano posto l’Italia, dove aumentano i crimini ma invece di costruire più prigioni, fanno uscire i detenuti e dove gli zingari, già iperprotetti dalla carità del birignao, oggi hanno trovato un protettore di livello mondiale, Papa Francesco che gli zingari li difende ma li chiama così, urtando comunque l’ipocrisia che non vuole quel nome ma quello di rom.
Papa Francesco dice delle cose giuste, ma non molto gradite in una Roma dove ormai
“discriminati, derisi, allontanati, guardati in cagnesco”
per usare le sue parole, sono solo i cittadini italiani che non commettono reati.
Papa Francesco ha fatto lezione di carità cristiana. Parlava, riferisce il Corriere della Sera, a un gruppo di zingari da 26 Paesi del mondo.
Riferisce Franca Giansoldati sul Messaggero:
“Gli zingari non hanno mai avuto buona stampa, né suscitato troppa simpatia tra la gente. Papa Bergoglio se ne era accorto benissimo quando veniva a Roma da cardinale per le riunioni o i concistori.
“In città si spostava come d’abitudine con i mezzi pubblici per raggiungere il Vaticano, utilizzando la metro ma soprattutto il 64, la linea dei bus più gettonata dai turisti e, nello stesso tempo, quella maggiormente tormentata dai borseggiatori.
“Il cardinale seduto in un angolo o aggrappato al corrimano chissà quante volte avrà avuto modo di osservare l’antipatia immediata che il popolo gitano suscitava tra i romani”.
Ne avevano ragione quei romani. Mendicanti di professione, tormentano i passanti con richieste di denaro, taglieggiano chi parcheggia anche nelle strisce blu, le forze dell’ordine sono legate da leggi e comportamenti giudiziari che rendono vano il loro lavoro.
Il Papa non coglie l’aspetto del comportamento antisociale degli zingari e dice:
“Spesso gli zingari si trovano ai margini della società, e a volte sono visti con ostilità e sospetto: io ricordo tante volte, qui a Roma, quando salivano sul bus alcuni zingari, e l’autista che diceva: Attenti ai portafogli! Questo è disprezzo. Forse sarà vero, ma è disprezzo”.
Perché non gli fa un bel campo con roulotte nei giardini del Vaticano? Sarebbe una severa lezione per quegli italiani così insensibili.
Papa Francesco, riferisce ancora Franca Giansoldati,
“ha chiesto di evitare ogni forma di discriminazione culturale cercando di trovare le cause di tanta insofferenza: «Il fatto è che i rom sono scarsamente coinvolti nelle dinamiche politiche, economiche e sociali del territorio. Sappiamo che è una realtà complessa, ma certo anche il popolo zingaro è chiamato a contribuire al bene comune, e questo è possibile con adeguati itinerari di corresponsabilità, nell’osservanza dei doveri e nella promozione dei diritti di ciascuno”.
“Possiamo individuare anche la mancanza di strutture educative per la formazione culturale e professionale, il difficile accesso all’assistenza sanitaria, la disparità nel mercato del lavoro e la carenza di alloggi dignitosi”.
Bergoglio le chiama proprio così: «piaghe del tessuto sociale» che colpiscono «i gruppi più deboli, quelli che più facilmente diventano vittime delle nuove forme di schiavitù. Sono infatti le persone meno tutelate a cadere nella trappola dello sfruttamento, dell’accattonaggio forzato e di forme di abuso». Gli zingari «soprattutto quando mancano gli aiuti per l’integrazione e la promozione della persona» diventano bersagli troppo facili.
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